14 Settembre 2023

Sahel: tensioni in Niger e terrore in Mali

Sahel: prove generali di guerra
Tempo di lettura: 3 minuti

Non si placano le tensioni nel Sahel. il Niger accusa la Francia di preparare un’invasione del Paese. A tale scopo starebbe inviando armamenti in Senegal, Costa d’Avorio e Benin, spedizioni rilevate al dettaglio e riportate da un articolo di Analisi Difesa, al quale rimandiamo perché davvero ben documentato.

La guerra benedetta del Sahel

Riportiamo, invece, quanto si legge su Nigerdiaspora: “Comprendiamo che la Francia è stata espulsa dal Mali e dal Burkina. Capiamo perfettamente che il Niger è un paese che produce l’uranio necessario alle centrali nucleari francesi che producono elettricità. In questi tempi caratterizzati dalla guerra ucraina, gli occidentali, Francia compresa, hanno tagliato i rapporti con la Russia rifiutando il gas e il petrolio di questo paese per non esserne più dipendenti”.

“Ed è del tutto naturale che si possa pensare che la Francia punterà a lungo sulla produzione mineraria delle sue ex colonie. Nel tentativo di piegare il Niger con la forza, la Francia lotta per la propria sopravvivenza. E anche l’onore sarà salvo. Perché ciò gli consentirebbe anche di lavare le ferite inflitte dai due paesi confinanti con il Niger [il riferimento è al Burkina Faso, Mali, dove si sono registrati golpe anti-francesi ndr]”.

“Al di là delle ragioni geostrategiche, economiche ed emotive, questa guerra sarà una benedizione per i presidenti Macron, Ouattara [Costa d’Avorio ndr], Talon [Benin ndr] e Sall [Senegal ndr]”.

“Il suo obiettivo principale è quello di distogliere l’attenzione [dell’opinione pubblica] della Francia. Il presidente francese attualmente si trova in enormi difficoltà. La sua impopolarità supera ogni limite. Ha una maggioranza risicata nell’Assemblea; il suo governo è un disastro per i francesi”.

“[…] I tre presidenti dell’Africa occidentale sono spaventati a morte. La loro governance è simile a quella dei paesi in cui si sono verificati gli ultimi colpi di stato [africani ndr]. E poiché si dice che le stesse cause producono i medesimi effetti, Ouattara, Talon e Sall, optando per una guerra in Niger, terranno occupati i militari, nella speranza di trovare il sostegno dei loro connazionali così che dimentichino per un momento gli eccessi dei loro governi”.

“Questi tre presidenti, come Issoufou Mahamadou e il suo successore Bazoum Mohamed [rispettivamente, l’ex presidente del Niger e il suo successore, deposto dal recente golpe ndr ] per rimanere al potere sono ricorsi regolarmente a pratiche più che antidemocratiche contro gli oppositori e contro le leggi basilari dei loro rispettivi paesi. Le carceri di questi paesi sono piene di prigionieri politici”.

“Sappiamo che questi paesi andranno presto, e molto presto per quanto riguarda il Senegal, alle elezioni, e questa guerra permetterà loro di distogliere l’attenzione dalla farsa [elettorale ndr]. Soprattutto sappiamo che i presidenti del Senegal e del Benin sono al termine del loro secondo e ultimo mandato che per entrambi sarà una vera e propria Via Crucis”.

“Devono piazzare, come è successo in Niger, uomini di fiducia, uomini che gli proteggano le spalle […]. Il Niger è un buon esempio. Sappiamo come è andata a finire”.

Alimentare il Terrore

Analisi interessante che però non fuga i timori di una guerra nel Shael, che non sarebbe una degli usuali conflitti africani, ma una guerra su ampia scala, interessando non solo i Paesi citati, ma soprattutto la Nigeria – che peraltro rischierebbe di esplodere a motivo delle prossimità tra i popoli nigiriano e nigerino – ma anche Burkina Faso e Mali, legati a doppio filo alle sorti di Niamey.

Per quanto riguarda il Mali, si registra una attività insolita delle milizie jihadiste, che hanno condotto attacchi in profondità riuscendo a espugnare perfino l’aeroporto e la base militare di Timbuctù (attacco condotto l’11 settembre, en passant).

Non solo, anche i Tuareg del Coordinamento dei movimenti Azawad, i quali rivendicano l’indipendenza della loro regione, hanno dichiarato guerra aperta a Banako. A pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina: sembra che in Mali si stia consumando una guerra a bassa intensità tra Occidente e governo, condotta per procura tramite movimenti e milizie locali.

Ma se ci sarà guerra totale nel Shael, oltre agli eserciti regolari, in campo scenderanno anche le milizie jihadiste e terroriste che infestano la regione, tra i quali anche Boko Haram.

A giudicare da quanto accade in Mali e quanto già accaduto in Libia, Siria e Yemen, i valorosi estremisti islamici si muoveranno in convergenza con le forze affiliate all’Occidente. E la guerra incrementerà ancor più la loro forza, come avvenuto per i conflitti citati.

Oltre che dare il via a una nuova ecatombe in salsa africana, l’Europa rischia di creare nuovi mostri ai suoi confini. Si spera in un rigurgito di saggezza.