Ucraina: guerra persa, ma non si può dire
L’elezione di Mike Johnson a presidente della Camera degli Stati Uniti, dopo la sconfitta seriale di altri candidati, rimette la guerra ucraina sotto i riflettori perché ritorna il tema dei finanziamenti a Kiev, che l’amministrazione Biden ha associato a quelli in favore di Israele. I media americani ricordano come Johnson abbia più volte votato contro gli aiuti all’Ucraina, ma ora tutto è diverso.
Fino all’ultimo ucraino
Legare gli aiuti all’Ucraina a quelli verso Israele, di cui Johnson – e l’ultra-destra del partito repubblicane che rappresenta – è acceso sostenitore, rende tutto più complesso ed è da presumere che la risoluzione verrà approvata.
Anche perché, se non accadesse, la guerra ucraina sarebbe sic et simpliciter finita. E non sembra che l’America sia pronta a chiudere la partita.
L’approvazione di nuovi aiuti prolungherà ulteriormente l’agonia dell’Ucraina, costretta dalla sua leadership e dai Paesi anglosassoni a proseguire fino all’ultimo uomo un conflitto che non può vincere, così da tenere impegnata la Russia per disturbarne l’azione nel più ampio agone globale.
La guerra è persa e lo sanno tutti, in Ucraina e nel mondo, ma gli schiavi ucraini devono continuare a immolarsi a maggior gloria dell’Impero d’Occidente.
Se tale esito era evidente in precedenza ora lo è diventato ancora di più. Tanti, infatti, i segnali in tal senso.
Anzitutto l’offensiva russa su Avdiivka, fronte orientale, vicino Bakmut, diventata focus recente degli scontri, è ormai prossima a essere completata. L’ex consigliere dell’ufficio presidenziale Aleksey Arestovich ha dichiarato: “La mia analisi è triste: sono sicuro che perderemo Avdiivka”.
La caduta della città “sarà uno shock”, ha aggiunto e suonerà come un verdetto per il sistema ucraina, dal momento che proseguendo nello stesso “schema stiamo perdendo la settima città consecutiva”.
Incenerito il sogno della controffensiva ucraina
Non solo, tale sviluppo pone definitivamente fine al sogno, che in realtà non ha mai avuto alcuna consistenza, di un’offensiva di successo sul fronte meridionale, tale da riuscire a tagliare la linea di collegamento tra la Crimea e la Russia, obiettivo dichiarato della controffensiva ucraina.
“La situazione è tragica – ha infatti dichiarato Arestovich -Tutti i militari sanno che le truppe del fronte meridionale sono state trasferite ad Avdiivka. Ciò significa addio all’offensiva sul fronte meridionale”.
Una disfatta dal punto di vista strategico, ma anche dal punto di vista delle risorse, con l’esercito ucraino sempre più degradato. Così recita Strana: “La situazione al fronte sta diventando sempre meno trionfale per le forze armate ucraine [eufemismo forzato ndr]. E la motivazione della popolazione per combattere sta diminuendo. Lo si può vedere dai video dei soldati ucraini indignati per le ‘retrovie rilassate’, parlano di grandi perdite e che sono necessari nuovi soldati al fronte”.
Tanto che la leadership ucraina, non paga della macelleria alla quale ha sottoposto la popolazione, reputa necessaria una nuova e più allargata coscrizione, forse addirittura una mobilitazione generale, estremo che però Strana giudica di difficile attuazione a causa del “tacito contratto sociale” che vige nel Paese, la cui essenza è “noi non ti disturbiamo e tu non disturbi noi”.
Nuovi finanziamenti, nuove armi, non cambieranno tale situazione, ma daranno certamente nuovo ossigeno alla propaganda, che non smette di parlare di vittoria. Ciò nonostante il degrado delle forze armate e l’evidente divario sul piano degli armamenti.
Le armi magiche hanno perduto la loro magia
Le ultime armi magiche consegnate all’Ucraina, i missili a lungo raggio ATACMS, che avevano galvanizzato i sostenitori di Kiev, hanno già perso la loro magia. Di ieri l’annuncio che la Russia ne ha intercettati due, segno che ha trovato le contromisure in tempi record.
Scrivevamo in altre note che l’introduzione nel teatro di guerra di tali missili riecheggiava l’ingresso in campo delle V2 alla fine della Seconda guerra mondiale, che pur incrementando il volume di fuoco della Germania nazista non mutò il destino del conflitto.
Non solo i missili, anche l’aviazione ucraina, almeno quel che ne restava, sta subendo perdite catastrofiche. Riportiamo, sempre da Strana: il ministro della Difesa “Shoigu ha affermato che negli ultimi cinque giorni la Federazione Russa avrebbe abbattuto 24 aerei ucraini utilizzando ‘nuovi sistemi’. I media russi chiariscono che stiamo parlando dei complessi S-400, che operano in tandem con gli aerei di rilevamento radar a lungo raggio A-50”, che riescono a rendere invisibili i missili lanciati contro gli aerei nemici.
Kiev, riferisce Strana, ovviamente non ha confermato, ma non ha nemmeno smentito. Un silenzio assenso più che significativo. Tale innovazione va a frustrare anche le speranze suscitate dalla prossima arma magica, gli F-16 promessi dalla Nato, il cui arrivo nel teatro di guerra è stato via via posticipato.
Guerra persa e Stato fallito, ma non si può dire
Dopo tale sviluppo, la NATO ci penserà ancora di più prima di inviare gli F-16: non può rischiare di vedere i suoi magici jet abbattuti come mosche. Ne va del suo prestigio e della commercializzazione dei velivoli.
Resta, infine, il nodo munizioni, che da tempo scarseggiano negli arsenali NATO e di conseguenza a Kiev. Con la necessità di stornare verso Israele parte degli aiuti promessi all’Ucraina, scarseggeranno ancora di più.
Insomma, le prospettive perché Kiev realizzi i suoi annunci trionfalistici sono zero. E anzi, deve fare i conti con una realtà sempre più degradata, che fa dell’Ucraina uno Stato fallito. Una situazione dalla quale non si riprenderà per i decenni a venire.
Tale il destino al quale l’ha consegnata la strategia neocon di farne la punta di diamante del confronto tra gli Stati Uniti e Mosca e la cieca sudditanza a tale disegno della sua dissennata leadership.
La guerra è persa, ma non si può dire. Gli Stati Uniti non potranno ammetterlo, non in campagna elettorale. Da qui la spinta per altri inutili aiuti, che, se approvati, saranno salutati dall’usuale stolida esultanza di quanti hanno mandato allegramente al macello un intero popolo. Per salvare il salvabile servirebbe aprire un negoziato con la Russia, ma ciò non è ancora all’orizzonte.