29 Dicembre 2023

Haaretz: Israele ha prodotto i mostri che l'affliggono

Israele pensava di risolvere i suoi problemi con la forza. Da cui la Nakba e tutti i mostri, interni ed esterni, che oggi la consumano
Haaretz: Israele ha prodotto i mostri che l'affliggono
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“Plonter” (in yiddish un nodo che non si scioglie facilmente, un groviglio)” fu il termine coniato da Yitzhak Rabin per la guerra che Israele combatté in Libano negli anni ’80, con code successive. Lo ricorda Jim B. Michael su Haaretz in un articolo che spiega come Israele abbia creato da sé i mostri che si ora trova ad affrontare, avendo immaginato che l’unico approccio possibile alle crisi fosse quello militare e ignorato gli avvertimenti di quanti allarmavano sui rischi conseguenti e altro.

L’articolo, dal titolo “la guerra di Gaza è un altro groviglio israeliano autoprodotto e inevitabile”, è tutto da leggere. Ne riportiamo ampi brani.

Israele ha prodotto i suoi nemici

Primo, tragico, garbuglio fu “la Nakba del 1948, l’espulsione in massa di 700.000 palestinesi e il saccheggio delle loro proprietà. La smisurata presunzione israeliana dell’epoca era che sarebbe stata la fine: li avremmo espulsi, avremmo ereditato [terre e beni], fine della storia. Problema risolto. Ma non è stato risolto affatto. È diventato un problema enorme e complicato di cui ancora oggi stiamo pagando le conseguenze. La Nakba, si potrebbe dire, è stata il garbuglio originale, il progenitore di tutti i guai a venire”.

“Il secondo groviglio ebbe inizio nel 1967 [la Guerra dei sei giorni, vinta da Israele ndr]. Questa volta a Est. La Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme [est] furono presi ai palestinesi e conquistati. Era nato il Muro Occidentale. E dalle sue crepe è sorto il demone religioso. Il peggior tipo di demone, che iniziò immediatamente a corrodere la sanità mentale della nazione”.

“In un lampo, generò l’avventura degli insediamenti, la resistenza ebraica, gli ultranazionalisti Haredi – e così nacque il garbuglio più pericoloso di tutti per la sopravvivenza del paese: una combinazione tossica e maligna di Dio, terra e psicopatici”.

“Nonostante tante persone fastidiose abbiano avvertito più e più volte, per decenni (sono orgoglioso di annoverarmi tra esse), che stava crescendo un mostro – un mostro che, se non fosse stato fermato, avrebbe divorato il paese – nessuno si è svegliato. Oggi il mostro è al potere e realizza alla lettera tutti gli scenari da incubo previsti da quanti avevano avvertito e allarmato al tempo“.

“Il terzo groviglio è stato quello creato a Nord, la guerra del Libano. Ci siamo entrati il 4 giugno 1982. Ne siamo usciti il 24 maggio 2000. Un garbuglio apparentemente durato 18 anni, ma in realtà, esso continua anche oggi. È quello che ci ha dato Hezbollah”.

“E ora – il quarto groviglio. Quello meridionale. Hamas. Una banda di fanatici religiosi assassini che vogliono riscattare i luoghi santi di Gerusalemme. Proprio come i fanatici religiosi del groviglio orientale procurato dagli ultranazionalisti Haredi”.

Il pantano di Gaza

“Dopo le atrocità del 7 ottobre, accecati dal desiderio di vendetta e dal pungolo dell’onta subita, siamo entrati in questo groviglio nel nostro modo solito: in fretta, con arroganza, in maniera selvaggia, senza pensare per un attimo a una via di uscita”.

“E ora siamo bloccati tra le montagne di macerie che abbiamo creato. Inzuppati di fiumi di sangue e morte. Responsabili, contro la nostra volontà [cenno discutibile, ma riportiamo ndr], della sorte di 2 milioni di senzatetto rimasti senza nulla, molti dei quali discendenti dei profughi della Nakba”.

“Come usciremo da lì non lo sa nessuno. I pazzi del groviglio orientale [riferimento agli Haredi ndr] non vogliono andarsene. Sono certi che Dio ha promesso loro Deir al-Balah. E c’è almeno un’altra persona che a quanto pare non ha alcuna voglia di andarsene. Lì è contento e comunque sua moglie non lo lascia andare [il riferimento è al premier Benjamin Netanyahu e alla moglie Sara, che pare abbia molto ascendente sul marito ndr].

“Quindi, in questo momento, questa è la situazione: Hezbollah a Nord, gli ultranazionalisti Haredi a Est, Hamas a Sud e la Nakba che incombe su tutto. Quattro nodi gordiani, opera delle nostre stesse mani, che si alimentano a vicenda“.

In realtà, l’articolo aveva (anche?) un altro titolo, qualcosa del tipo “come Israele è diventato il mostro attuale”, poi cambiato perché forse troppo forte o forse era tale solo in Home, come a volte accade su Haaretz (lo ricordiamo, ma non abbiamo fatto uno screenshot). Ne riferiamo perché quel titolo, non più ritrovato, aveva attirato la nostra attenzione.

La complicità degli Stati Uniti

Al di là del particolare, si registra che sono oltre 21mila i morti di Gaza, e Adnan Abu Hasna, il portavoce dell’UNRWA (l’Agenzia dell’Onu per i palestinesi), ha affermato che “il 5% della popolazione di Gaza è ora classificata come vittime, feriti o dispersi”. Infatti, secondo quanto scrive al Jazeera, sono “7.000 le persone scomparse a Gaza, tra cui 4.900 donne e bambini”. Secondo il media arabo, sono sepolti sotto le macerie che nessuno può scavare.

Tali percentuali sono destinata a salire, ovviamente, sia per il proseguire della guerra che per le malattie e gli stenti cui sono costretti i sopravvissuti. Tutto ciò fa riaffiorare alla memoria quanto scriveva Raz Segal su Jewish Currents, il quale spiegava che quanto si sta consumando a Gaza può essere inteso “come un caso da manuale di genocidio, [un genocidio] che si svolge davanti ai nostri occhi. Lo dico come esperto di genocidi, che ha trascorso molti anni a scrivere sulla violenza di massa israeliana contro i palestinesi”.

“[…] Secondo il diritto internazionale, il crimine di genocidio è definito ‘dall’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale’, come osservato nella Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione e la punizione del dicembre 1948. del crimine di genocidio. Nel suo attacco omicida a Gaza, Israele ha proclamato a gran voce questo intento”.

“Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant lo ha dichiarato senza mezzi termini il 9 ottobre: ​​’Stiamo imponendo un assedio completo a Gaza. Niente elettricità, niente cibo, niente acqua, niente carburante. Tutto è chiuso. Stiamo combattendo degli animali umani e agiremo di conseguenza’”.

Segal scriveva queste cose il 18 ottobre, da allora tanto sangue è passato sotto i ponti. Alcuni leader occidentali hanno chiesto il cessate il fuoco, ma con voce flebile, timorosa, quasi scusandosi.

Intanto gli USA continuano a inviare armi. Riportiamo da Anadolu: “Gli Stati Uniti hanno inviato in Israele 230 aerei cargo e 20 navi cariche di armi ed equipaggiamento militare dallo scoppio del conflitto”.

Inoltre, stanno affiancando la mattanza con le loro flotte, schierate al largo del Libano e nel Mar Rosso, e supportandola con i propri soldati e i sofisticati apparati militari delle basi sparse nell’area (vedi Uk.declassified, ci torneremo). Tale il mondo basato sulle regole tanto caro alla bellicosa leadership dell’impero e ai suoi stralunati corifei.