Ynet: il 7 ottobre l'IDF ha applicato la procedura Annibale
“A mezzanotte del 7 ottobre l’IDF [Israel Defence force ndr] ha ordinato a tutte le sue unità combattenti di utilizzare, di fatto, la ‘Procedura Annibale’, anche se la procedura in questione non è stata esplicitamente evocata. L’ordine era di fermare ‘a tutti i costi’ qualsiasi tentativo dei terroristi di Hamas di far ritorno a Gaza, nonostante il timore che alcuni di essi portassero con sé [israeliani] rapiti”. Così su Yediot Aeronoth nell’annunciare un’inchiesta svolta dal giornale.
Procedura Annibale, le ipotesi e le conferme
Si scopre così che avevano ragione quanti, pochi in realtà in Occidente, avevano ipotizzato che le forze israeliane in quel giorno fatidico avessero adottato tale procedura e sono stati accusati di complottismo e di altro e più grave.
L’inchiesta di Ynet disvela nel dettaglio la caotica risposta della Difesa israeliana in costanza dell’attacco di Hamas. In una nota scritta poco dopo quella fatidica data avevamo ipotizzato che, appunto, nel caos di quel giorno, e nel timore di un allargamento del fronte d’attacco (Cisgiordania, Hezbollah), l’IDF avesse dato una risposta energica quanto confusa, della quale hanno fatto le spese anche i civili.
Diverse testimonianze di militari e civili israeliani emerse nei giorni successivi fornivano indizi convergenti in tal senso e segnalavano che fosse stata applicata nell’occasione la procedura Annibale, che, secondo un’interpretazione diffusa in ambito militare, dà il mandato all’esercito di sacrificare civili israeliani pur di impedirne la cattura da parte del nemico (sul punto si interpellava, ad esempio anche un articolo di Haaretz).
L’inchiesta di Ynet mette un punto definitivo sulla questione, confermando che la procedura Annibale è stata adottata. Resta che è improbabile che emergano in modo chiaro e dettagliato i danni arrecati da tale decisione, cioè quanti civili israeliani siano caduti sotto il fuoco amico. Ne scriveva l’articolo di Haaretz citato, spiegando i vari fattori che ostacolano una seria indagine su questo aspetto.
Narrative e certezze sul 7 ottobre
Se i civili uccisi fossero tanti, ne uscirebbe infranta la narrativa ufficiale del 7 ottobre, brandita per disumanizzare il nemico e legittimare la sua risposta sproporzionata all’attacco, oltre che per attirare sostegno internazionale alla sua causa, almeno il residuo sostegno rimasto nell’ambito della leadership occidentale.
Peraltro, che sia stata applicata la direttiva Annibale in almeno un caso, anche senza una chiara esplicitazione di tale applicazione, è emerso chiaramente dalle testimonianze di due civili israeliani e di un video della polizia che hanno svelato come un carro armato abbia sparato contro un’abitazione del kibbuz Be’ri, nella quale alcuni miliziani di Hamas tenevano in ostaggio 14 civili, “due dei quali bambini”.
L’8 gennaio Haaretz ha dedicato un editoriale al caso, associandosi alla richiesta dei familiari delle vittime che chiedono che l’IDF faccia luce subito, non dopo la fine della guerra in corso, come invece è stato comunicato.
Così su Haaretz: “La richiesta di indagare adesso, invece di aspettare la fine della guerra, è importante anche perché ci dice qualcosa sull’approccio di principio dell’IDF al dilemma posto dalle circostanze di questa guerra – con un nemico che tiene in ostaggio 136 israeliani”.
Si potrebbe aggiungere una postilla: se tale direttiva legittima il sacrificio di civili israeliani quando sono in gioco fattori strategici superiori, quanto sono sacrificabili, per la stessa ragione, i civili palestinesi?
Al di là di quest’ultima domanda, e per rimanere nel ristretto ambito delle richiesta in questione, anche se essa non otterrà risposta, resta, come restano altre domande similari, che continuano a riecheggiare sui media, israeliani e non, con certa insistenza. Potrebbero dar vita a sviluppi imprevisti.