Jacobi: l'io come principio spirituale di terrorismo
Tempo di lettura: < 1 minute«Professore, se la realtà tutta intera si riduce all’io, non è altro che una fantasmagoria, una proiezione dell’io, allora non solo la realtà è qualcosa di fantasmatico e spettrale, ma anche l’io stesso, il principio, non è altro che un principio spirituale di terrorismo». È il brano di una lettera che Jacobi indirizza al suo maestro, Fichte, nel 1799, pubblicato a conclusione di un articolo di Sergio Givone sull’Avvenire del 30 giugno. L’articolo, in estrema sintesi, partendo dalla critica di Kierkegaard al romanticismo, intende spiegare come all’estetismo sia necessaria la “rottura” come atto di affermazione e di godimento del proprio io. Una rottura che è anche un atto terroristico. L’articolo ripercorre certe venature di questo estetismo nel mondo moderno, giungendo fino a quello degli attentatori delle Torri gemelle.
Fin qui l’articolo di Givone. Che, al di là delle tesi esposte, comunque senza pretese dimostrative, ha certo il merito di aver tirato fuori dai dibattiti filosofici quel brano di Jacobi sulla deriva terrorista dell’idealismo. Filosofia tedesca che ancora oggi ha certa influenza nel mondo occidentale, ben al di là dell’ambito speculativo.