Coppa d'Asia: le vittorie parallele di Palestina e Siria
Umberto Saba, nel suo “Canzoniere” ha dedicato diverse poesie al gioco del calcio; tra queste, “Squadra Paesana”. Il poeta scrive: “Anch’io tra i molti vi saluto, rosso-alabardati, sputati dalla terra natia, da tutto un popolo amati. Trepido seguo il vostro gioco. Ignari esprimete con quello antiche cose meravigliose sopra il verde tappeto, all’aria, ai chiari soli d’inverno”.
Palestina, i Leoni di Canaan
“Sputati dalla terra natia”, i giocatori della nazionale della Palestina, chiamati Leoni di Canaan, per la prima volta nella loro storia superano il girone nella Coppa d’Asia, battendo Hong Kong tre a zero, e giocheranno i play-off per gli ottavi di finale.
In un mondo che parzialmente ancora non ne riconosce l’esistenza, lo Stato palestinese ha presentato alla competizione una nazionale in grado di concorrere con altre, ben più attrezzate.
Nella conferenza stampa del post partita il capitano, Musab Al-Battat, ha dichiarato: “Volevamo consegnare un messaggio al mondo: che abbiamo il diritto di partecipare a tutti i principali tornei di calcio e non solo per il gusto di partecipare, ma per mostrare le nostre capacità”.
Alla qualificazione della nazionale palestinese ha dedicato un articoletto di Haaretz, nel quale si spiegava che essa “ha spesso dovuto affrontare sfide dovute alle restrizioni di viaggio imposte da Israele in Cisgiordania e Gaza. Inoltre, nel corso degli anni, diversi giocatori di calcio sono stati arrestati da Israele perché accusati di terrorismo”.
Fuori Cina e India, dentro la Siria
Ma non è solo la Palestina a sorridere, dimenticando per un attimo (forse) l’orrore che vive Gaza. Anche la Siria, il cui popolo è stato martoriato da una guerra decennale ed è tuttora vessato da pesantissime sanzioni, ha passato il turno, battendo uno a zero l’India, eliminata come l’altro gigante asiatico, la Cina.
I due stati più potenti e popolosi d’Asia sono fuori dal torneo, nonostante il fatto che, soprattutto la Cina, abbiano investito sulle proprie nazionali certamente molto di più di quanto possono fare in Siria e soprattutto in Palestina.
Dalla Coppa d’Asia arriva un sorriso e un tenuissimo barlume di speranza. Vedendo i giocatori di queste due nazionali festeggiare commossi per lo storico passaggio del turno, la speranza è che un giorno, il più presto possibile, i bambini che vivono a Gaza, come anche in altre zone di guerra, possano tornare a giocare e a sognare di diventare i capitani della loro nazionale di calcio. Anche se parte del mondo, fortunatamente non tutto, pare andare ostinatamente in direzione contraria.