Ucraina. Zelensky vs Zaluzhny: lo scontro si fa serrato
“Il presidente dell’Ucraina Vladimir Zelensky licenzierà comunque il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny. Lo riporta il quotidiano Financial Times, citando fonti. Gli interlocutori della pubblicazione hanno confermato l’informazione secondo cui lunedì il presidente ha invitato il comandante in capo a dimettersi, offrendogli un nuovo incarico, ma il generale si è rifiutato.
Allo stesso tempo, Zelensky ha chiarito a Zaluzhny che, indipendentemente dal fatto che abbia accettato o meno questo nuovo ruolo, sarebbe stato licenziato”. Così Strana sintetizza quanto pubblicato dall’autorevole tabloid britannico.
La conferenza stampa di Zaluzhny
La lotta di potere all’interno della leadership ucraina si fa incandescente. L’ala esoterica che fa capo al presidente si è infine mossa per eliminare dal tavolo la figura a cui fa riferimento la fazione più realista, che grazie a questo realismo ha evitato che il disastro inflitto alla nazione fosse più ancora devastante.
Lo scontro era noto da tempo (vedi Piccolenote) e da tempo andava avanti con alti e bassi. A quanto pare, è arrivato il tempo del redde rationem. L’occasione che ha fatto deflagrare lo scontro è stato il disegno di legge che modifica la coscrizione rendendola ancora più massiva.
La proposta di legge ha causato proteste generalizzate e il governo, vistosi assediato, ne ha scaricato la responsabilità sui militari, cioè su Zaluzhny.
Così questi, per la prima volta dall’inizio della guerra, ha convocato una conferenza stampa per difendersi, spiegando che l’esercito aveva fornito i “numeri” necessari alla prosecuzione della guerra, ma la responsabilità della legge era del governo, aggiungendo anche critiche puntuali alla norma (Strana).
Difesa che può apparire ambigua, ma Zaluzhny non poteva certo dire che spettava al governo cercare alternative a quella richiesta tanto inevitabile quanto impossibile da rispettare senza precipitare il Paese nell’abisso. E l’unica alternativa è quella di congelare la guerra e aprire trattative col nemico (è quanto aveva dichiarato implicitamente in un’intervista all’Economist, vedi Piccolenote).
Resta che, apparendo in una conferenza stampa su un tema tanto delicato e dicendo quel che ha detto, Zaluzhny si è mosso da politico. cosa che non poteva non irritare Zelensky che da tempo lo teme come un possibile successore.
La mossa di Zelensky e la guerra decennale
Detto questo, se Zelensky ha il potere formale di imporre a Zaluzhny di andarsene, non ha il potere reale per imporsi. In realtà, non l’ha avuto fino a questo momento, un passo tanto deciso implica che qualcosa negli sponsor internazionali dell’Ucraina è cambiato.
Probabile che i falchi angloamericani abbiano fatto pressioni perché si muovesse, assicurandogli che gli avrebbero coperto le spalle. Indicativo in tal senso è il fatto che la mossa di Zelensky arriva quando gli sponsor internazionali dell’Ucraina, dopo tante dilazioni, sembra che abbiano rotto gli indugi per iniziare a dar forma a una nuova strategia.
Ne abbiamo dato conto in una nota precedente, in cui spiegavamo che dopo mesi di perplessità causati dall’esaurimento dei finanziamenti Usa causati dal niet dei repubblicani al Congresso, i falchi hanno trovato una via alternativa.
Abbandonata l’idea irrealizzabile di portare l’Ucraina alla vittoria, si sono attestati sulla prospettiva di trasformare il conflitto in una guerra di logoramento decennale. Nel far questo hanno coinvolto diversi Paesi, impegnandoli a pianificare un sostegno di tale durata all’Ucraina. Il punto è trovare i soldi da qui alle presidenziali Usa, nella speranza di vincerle, eliminare la variabile Trump e rompere così l’attuale blocco finanziario (sempre che non riescano a romperlo prima).
Probabile che ciò implichi un più stretto controllo dell’Ucraina, da cui la smobilitazione di Zaluzhny, che ha dimostrato un’eccessiva riluttanza a obbedire agli ordini dei neocon Usa, come aveva evidenziato un lungo dossier del Washington Post dedicato al fallimento della controffensiva, addebitato appunto al Capo delle forze armate ucraine.
La leva di massa sprofonderà il paese in un nuovo abisso
Vedremo come evolverà la situazione, Zaluzhny è un osso duro e ha anch’esso rapporti con gli sponsor internazionali dell’Ucraina, quelli che hanno uno sguardo più realistico sul conflitto in corso. Inoltre, gode del sostegno dei suoi generali, a differenza di Zelensky…
In attesa di sviluppi, l’articolo di Strana succitato si sofferma sui dettagli della nuova legge sulla coscrizione, spiegando che essa sprofonderà ancor più il Paese nell’abisso.
Così il capo della commissione della Rada per lo sviluppo economico Dmitry Natalukha, del partito il Servo del popolo (quello di Zelensky!): “Se la versione finale del disegno di legge, che sarà votata a gennaio, costringerà una parte significativa della popolazione a tagliare ogni legame con lo Stato per non essere identificato, trovato e costretto alla leva, sarà difficile sottovalutare l’effetto negativo sull’economia”. E, a catena, aggiunge Strana, sulla logistica dell’esercito.
Il malcontento della popolazione, già altissimo, aumenterà. Ingredienti che potrebbero favorire un golpe. Lo sa Zelensky, lo sa Zaluzhny che comanda l’esercito.