L'appello del Papa sull'Ucraina
L’intervista del Papa nella quale ha invitato a trovare soluzioni diplomatiche alla guerra ucraina ha suscitato feroci reazioni a Kiev. E ciò nonostante Francesco si sia limitato a declinare in altra modalità il passo del vangelo che annota come il re che si vede attaccato da una forza preponderante si affretti a negoziare.
Per i politici occidentali Papa Francesco vale solo come “photo opportunity”
Non si tratta di ribadire la saggezza dell’appello del Papa, peraltro non nuovo nella sostanza, declinato in maniera più che lucida e pragmatica nell’intervista e fondato sulla saggezza del vangelo, quanto di evidenziare come i politici d’Occidente che amano farsi fotografare con lui e richiamarsi alla dottrina cristiana (tra i quali lo stesso Biden, che lo invitò negli States…) siano rimasti silenti rispetto alle reazioni fuori registro dei leader ucraini, ai quali pure hanno inviato soldi e armi per due anni. Nessuno di essi ha fatto notare ai loro benamati beneficiari il rispetto dovuto al Pontefice.
Peraltro, la reazione violenta mette in evidenza l’ipocrisia con la quale la leadership di Kiev ha rafforzato la Chiesa cattolica ucraina in danno della Chiesa Ortodossa locale, legata alla Russia da vincoli secolari e perseguitata nel silenzio globale.
Ma al di là dei particolari, l’appello giunge più che di conforto a quanti osservano con realismo la macelleria dell’Ucraina, nazione chiamata a rivestire il ruolo di vittima sacrificale per la gloria dei grandi architetti d’Occidente e della loro jihad contro la Russia, che la guerra e le sanzioni d’inferno avrebbero dovuto incenerire.
Realtà e follie
Non è andata come volevano e, invece di prendere atto della realtà, rilanciano la posta, con Macron che si crede un redivivo Napoleone (si ricordino le barzellette fiorite sul tema) e chiede l’intervento Nato in Ucraina, seguito a ruota dal ministro della Difesa polacco che ha affermato come tale prospettiva non sia “più impensabile“.
Affermazione, quest’ultima, ancora più inquietante perché l’impensabile è la Terza guerra mondiale e perché rievoca funeste memorie del passato, dal momento che la Seconda ha avuto inizio proprio in Polonia.
Quello del Papa, quindi, resta un richiamo al realismo contro la follia dilagante. Sul punto soccorre un articolo di Mark Episkopos pubblicato su Responsible Statecraft, nel quale peraltro si sollecita lo sblocco degli aiuti all’Ucraina da parte dei repubblicani della Camera degli Stati Uniti.
Nonostante sia, appunto, da annoverarsi tra i sostenitori strenui della causa Ucraina, lo stesso Eposkopos riconosce che anche se il flusso di aiuti a Kiev proseguisse, le sorti della guerra non cambierebbero.
Dopo la caduta di Adviika e con il fronte consegnato all’iniziativa dei russi, “lo sforzo bellico ucraino è in fin di vita. Il suo crollo, per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa nel 2022, è una possibilità concreta” e non è possibile porvi rimedio.
Infatti, gli alleati dell’America non sono in grado di alimentare la macchina da guerra ucraina e “non esiste una soluzione immediata per rinnovare la base industriale-difensiva degli Stati Uniti affinché sia in grado di sostenere l’incredibile scala delle spese per le munizioni di cui necessita l’Ucraina”.
E anche la carenza di soldati, ormai cronica tra le fila ucraine, non può giovarsi dalla leva massiva che sta prendendo corpo a Kiev. Anzitutto a causa del deficit demografico in cui versa l’Ucraina, che non è dovuto solo alle vittime (morti e feriti) del conflitto. Infatti, sul territorio ucraino si registra una “tendenza allo spopolamento così marcata da rasentare il collasso demografico” (chi può, infatti, scappa).
“Allo stesso tempo, […] un programma di mobilitazione più ampio toglierebbe ancora più persone dalla forza lavoro, mettendo ulteriormente a dura prova la zoppicante economia dell’Ucraina”.
Peraltro, le “proposte per sostenere la difesa dell’Ucraina fino al 2024 nel tentativo di spingere Kiev verso una nuova controffensiva nel 2025 stanno preparando l’AFU [forze armate ucraine ndr] a una rievocazione della disastrosa controffensiva del 2023, se non peggio”.
Di aiuti inutili e sofferenze infinite
Così, sebbene sia necessario continuare a sostenere Kiev, osserva Episkopos, “è altrettanto vero che qualsiasi piano di sostegno all’Ucraina deve essere accompagnato da una valutazione ponderata di ciò che può e non può essere ottenuto in questa fase della guerra”.
Finora la gestione del supporto a Kiev è stata gestita dai massimalisti, spiega il cronista americano, i quali hanno dato vita a un’escalation incrementale che avrebbe dovuto assicurare la vittoria a Kiev. Si è visto come né le varie armi magiche inviate in Ucraina né le sanzioni abbiano avuto esito, anzi.
“Il supplemento [di aiuti] di 60 miliardi di dollari – conclude Episkopos – è l’ultimo provvedimento di questo tipo, ma il problema non è mai stato la mancanza di azione, piuttosto l’assenza di una soluzione praticabile per l’Ucraina”.
“Il presidente [della Camera] Mike Johnson ha invitato l’amministrazione Biden ad articolare ‘una strategia chiara per l’Ucraina, un percorso per risolvere il conflitto’. In effetti, è di vitale importanza riorientare il dibattito sull’Ucraina sulla ricerca di convergenze su un quadro realistico per porre fine alla guerra”.
Detto questo, non crediamo che sbloccare il pacchetto di aiuti per l’Ucraina aiuterà a una soluzione negoziale, come ritiene Episkopos, piuttosto rafforzerà i massimalisti e rilancerà il conflitto.
Al di là, resta l’appello del papa, forse mal sintetizzato dall’accenno alla “bandiera bianca”, peraltro evocata in primis dall’intervistatore e solo ripresa dall’intervistato. Non si tratta di arrendersi alla Russia, come da interpretazioni varie, ma alla realtà.
E di aprire trattative con Mosca perché la follia alla quale si è consegnato l’Occidente in questi due anni resti solo una parentesi della storia. Perché, se non vi si porrà un argine, la follia tracimerà, come dimostrano l’attivismo di Macron e le allucinate dichiarazioni del ministro della Difesa polacco.