NYT, gli Usa preoccupati dell'offensiva russa
“Solo 18 mesi fa, i funzionari della Casa Bianca e del Pentagono discettavano se le forze russe in Ucraina potessero crollare ed essere completamente espulse dal paese. Ora, dopo mesi di lenti progressi russi sul terreno e di progressi tecnologici nel contrastare le armi fornite dagli americani, l’amministrazione Biden è sempre più preoccupata che il presidente Vladimir Putin stia raccogliendo abbastanza slancio per cambiare la traiettoria della guerra e forse invertirne la rotta, che un tempo si apriva su prospettive desolanti”.
Errare è umano…
Così il New York Times che rammenta con amarezza l’ebbrezza con cui l’Occidente ha intrapreso questa guerra e come l’euforia di allora si sia tramutata in tutt’altro. Ma l’articolo resta imprigionato in quella irrealtà laddove scrive delle desolanti prospettive russe, che erano l’altra faccia della medaglia di quell’improvvida sicumera e non appartenevano alle dichiarazioni della controparte, che ha sempre ostentato fiducia nelle proprie forze.
Mancanza di realismo in cui il Nyt ricade quando rammenta “la straordinaria vittoria nell’autunno del 2022” delle forze ucraine, continuando a spacciare per controffensiva di successo una ritirata strategica delle forze russe necessaria a creare una linea difensiva solida, sulla quale si è poi schiantata la controffensiva ucraina vera e propria (peraltro, fu decisa anche per favorire i negoziati in corso con gli ucraini, un gesto distensivo verso la controparte, ma questa è un’altra storia, ne abbiamo scritto a distesa).
Se segnaliamo tali defaillance narrative del Nyt non è per fare delle inutili pulci, ma per segnalare come anche nell’ammettere i propri errori – perché a sbagliare furono politici e media – i cronisti, e non solo loro, non riescono a uscire dalla gabbia dell’irrealtà che hanno contribuito a creare.
Al di là del particolare, da segnalare, nel pezzo del Nyt anche il cenno successivo: “L’artiglieria e i droni forniti dagli Stati Uniti e dalla NATO sono stati eliminati dalle tecniche di guerra elettronica russe, che sono arrivate tardi sul campo di battaglia ma si sono rivelate sorprendentemente efficaci”.
Un riconoscimento inusuale, dal momento che finora la débacle ucraina veniva ascritta solo al ritardo con cui sono arrivati i nuovi armamenti a causa dell’ostruzione dei repubblicani al Congresso Usa. Anche tale narrazione discende dell’euforizzante ottimismo di cui sopra, che ha tentato di negare in tutti i modi la sconfitta tecnologica subita dai russi. Negazione che ha anche un più bieco scopo commerciale: chi comprerebbe armi poco efficaci?
Perseverare è diabolico
Ma la narrativa irreale deve essere preservata a tutti i costi, per cui il Nyt riferisce la “fiducia” che i funzionari americani ripongono nel futuro, quando l’arrivo delle nuove armi permetterà di “ribaltare” tali successi grazie anche al fatto che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky porterà più truppe – e più giovani – al fronte”.
Non accadrà, come sanno perfettamente anche al Nyt, che prosegue spiegando che i funzionari in questione si rifiutano di “fare previsioni”… resta il senso di nausea per quel cenno sui giovani inviati al fronte, auspicato come salvifico senza che ciò sia accompagnato da un minimo senso di empatia per dei ragazzi mandati al macello in una guerra inutile perché ormai persa, almeno per Kiev (l’America spera ancora nel logoramento russo sul lungo periodo, grazie, appunto, ai giovani ucraini…).
Se sperare che l’arrivo delle armi possa cambiare l’esito della guerra è illusorio, lo è forse anche la speranza che la nuova leva massiva sia foriera di sicuri successi.
Infatti, come si legge su Strana, l’Ucraina non è “in grado di invertire seriamente la situazione attraverso un incremento dell’esercito. Poiché la legge sull’inasprimento della mobilitazione entrerà in vigore solo il 18 maggio e funzionerà effettivamente solo dopo pochi mesi, allo scadere del termine per l’aggiornamento dei dati”.
Nel frattempo, le forze ucraine, che già soffrono di una mancanza di riserve (così Budanov, capo dell’intelligence militare) saranno decimate e i nuovi coscritti, peraltro con poca preparazione, non andranno a rafforzare le linee tanto da permettere controffensive massive, ma a tappare i buchi. Sempre che ce ne sia il tempo.
Gli Usa preoccupati mandano Blinken in tour
Consapevoli della situazione disastrosa, gli Usa hanno inviato Tony Blinken a Kiev, per portare conforto e tentare di accelerare l’arrivo degli aiuti. Peccato che, a sera, si sia esibito, con tanto di chitarra al collo, in un locale della capitale, suscitando l’irritazione degli ucraini, loro alla canna del gas e chi dovrebbe aiutarli a schitarrare. D’altronde, abbiamo scritto più volte che Blinken è il peggior Segretario di Stato della storia degli Stati Uniti…
Nella nota del Nyt un cenno ulteriore, di tragica ironia data la situazione: “Non è chiaro se Biden sarà in grado di ripetere l’affermazione fatta in Finlandia l’estate scorsa, quando disse che Putin ‘ha già perso quella guerra’”.
Il Nyt si riferisce all’intervento che Biden dovrebbe fare al vertice del G7 che si terrà in Italia dal 13 al 15 giugno. Di interesse che il Nyt non citi il summit convocato nei giorni successivi dall’Ucraina in Svizzera, nel quale si dovrebbe rinsaldare il fronte anti-russo.
E ciò potrebbe spiegarsi con il fatto che ad oggi la partecipazione di Biden è incerta tanto che Zelensky ha sollecitato Blinken a urgere in tal senso. Lo scrive sempre Strana, secondo il quale è incerta anche la presenza del presidente cinese Xi Jinping e quella del Cancelliere tedesco Olaf Sholz. Se all’assise partecipassero solo le seconde linee, per Zelensky sarebbe un segnale funesto.