Putin apre alle trattative, la Nato all'escalation
Ignorate, al solite, le aperture di Putin per aprire un negoziato sull’Ucraina. Ne aveva riferito la Reuters, ma sono cadute nel vuoto. I suoi potenziali interlocutori non solo le hanno lasciate cadere nell’oblio, ma hanno incrementato l’escalation: di questi giorni la minaccia della Ue di dare luce verde all’Ucraina per attaccare il territorio russo con armi Nato, idea lanciata dal Segretario dell’Alleanza Jens Stoltenberg, sollecitata dal ministro degli Esteri Ue Josep Borrell e, a quanto pare, già attuata dalla Svezia.
Parola d’ordine: escalation
L’Occidente è preda di un’isteria collettiva che sta facendo avanzare di un altro passo il mondo verso l’abisso del conflitto termonucleare, peraltro brandito ormai esplicitamente dal partito della guerra, come dimostra l’attacco alle basi Voronezh-M ad Armavir, nel territorio di Krasnodar, e a Orsk, vicino a Orenburg, che fanno parte del sistema di preallarme russo in caso di un attacco atomico. Raid troppo sofisticati, non è cosa da ucraini.
Ancora una volta l’Occidente ha soffocato sul nascere la possibilità di una trattativa. Il cronista Kit Klarenberg, su Active Measures, ripercorre la varie iniziative volte ad affondare i negoziati russo-ucraini attuate dalla Gran Bretagna, riprendendo un documentato dossier di Foreign Affairs.
Di tale dossier abbiamo già pubblicato una sintesi sul nostro sito, inutile ripetersi, ma l’importanza della nota di Klarenberg risiede nella sua conclusione, che riportiamo.
“A dicembre del 2022 la BBC ha riferito che i funzionari britannici erano molto preoccupati per la “naturale cautela’ del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, ‘il quale era… preoccupato di provocare un conflitto globale più ampio’. Un anonimo apparatchik statale ha rivelato che Londra aveva ‘rafforzato la risolutezza degli Stati Uniti a tutti i livelli’, facendo ‘pressione’”.
Il ruolo di Londra
“Il materiale trapelato dimostra che alti funzionari dell’esercito e dell’intelligence britannici che gestiscono il sostegno di Londra alla guerra per procura [contro la Russia] sono determinati a sfidare la ‘posizione degli Stati Uniti… fermamente e immediatamente'”.
“Si può solo ipotizzare se incidenti come l’attentato al ponte di Kerch, che questi funzionari hanno nel segreto pianificato, e ne hanno supportato l’esecuzione da parte di Kiev – nonostante l’aperta opposizione degli Stati Uniti –, fossero diretti a intensificare ulteriormente il conflitto e a tenere Washington invischiata nel pantano”.
“Dobbiamo anche chiederci se questi funzionari abbiano avuto un ruolo nel massacro di civili di Bucha, dei quali l’Ucraina rifiuta di rendere pubblici i nomi nonostante le richieste formali della Russia. Gli apparatchik del Cremlino e Aleksandr Lukashenko hanno affermato di avere prove che le forze speciali britanniche furono responsabili di quegli omicidi” [si ricordi che gli orrori di Bucha contribuirono a far saltare i negoziati russo-ucraini ndr.].
L’oblio di Bucha
“Da allora non si è saputo più nulla, anche se il motivo per cui la Gran Bretagna ha impedito che si svolgesse una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite su Bucha, come richiesto dalla Russia nell’aprile 2022, rimane una questione aperta”.
Klarenberg dà forse un eccessivo peso al ruolo della Gran Bretagna nel naufragio delle trattative, dal momento che Londra ha agito in combinato disposto con i ben più influenti falchi americani, ma resta che il suo scritto è di interesse, in particolare per la sottolineatura sulla segretezza riguardante le vittime di Bucha.
Che motivo c’è di tenere segreti i loro nomi? Anzi, avrebbero dovuto ricevere pubblico, e non anonimo, cordoglio e onore da parte delle autorità ucraine. L’unica spiegazione plausibile a tale misteriosa omissione è che si scopra che si trattava di filo-russi.