Biden dice no a Starmer sui missili a lungo raggio
“Mentre il presidente [Biden] parlava con il primo ministro Keir Starmer, la questione se consentire o meno all’Ucraina di utilizzare armi a lungo raggio in Russia ha rappresentato un raro momento di attrito tra nazioni alleate”. Questo il sottotitolo con cui il New York Times ha riportato l’incontro tra il premier britannico e Biden.
Londra vuole la terza guerra mondiale
Se si considera la necessaria delicatezza con la quale vengono riferite certe notizie sensibili il cenno del Nyt sulla controversia tra Biden e Starmer assume un significato ancora più forte.
È evidente che Starmer ha spinto perché l’America desse il via libera all’uso dei missili a lungo raggio contro la Russia usando della sponda del Segretario di Stato Tony Blinken, con Biden a rigettare la richiesta grazie al sostegno in tal senso del Pentagono e della Comunità dell’intelligence Usa (questa dialettica interna all’amministrazione Usa era stata riferita dal Financial Times).
Sono così andate deluse le speranze del partito della guerra globale, delle quali si erano fatti portabandiera tanti giornalisti e analisti mainstream che ieri davano per certo l’annuncio di un placet degli Stati Uniti all’utilizzo di questi vettori (ad esempio, durante l’incontro tra i due leader anglosassoni, così il Nyt titolava un suo articolo: “Biden pronto ad approvare l’uso da parte dell’Ucraina di armi occidentali a lungo raggio in Russia”).
La campagna di pressione per favorire tale drammatico sviluppo, infatti, viene prodotta anche creando un ampio consenso mediatico sul punto. Tanto è vero che anche l’articolo del Nyt che riferisce del niet di Biden, non titola riportando tale notizia, ma così: “Incontro con Biden, il leader britannico accenna a una decisione imminente sulle armi all’Ucraina”. Il partito della guerra globale non si è dato per vinto. Biden dovrà guardarsi le spalle nei prossimi giorni.
A spiegare il motivo del rifiuto di presidente americano è sempre il Nyt, che riferisce: “Biden ha esitato a consentire all’Ucraina di usare le armi fornite dagli Stati Uniti nel timore che il presidente russo Vladimir V. Putin interpreti tale decisione come una grave escalation”.
L’allarme di Putin
In realtà, Putin non interpreta nulla. Si tratta oggettivamente di una grave escalation, tanto è vero che qualche mente lucida ancora in forza al giornale della Grande Mela subito dopo l’articolo sul niet di Biden ha deciso di far pubblicare le parole con cui Putin ha messo in guardia l’Occidente sulla portata e le conseguenze di tale decisione.
Riportiamo integralmente: “Quello che stiamo vedendo è un tentativo di cambiare le carte in tavola. Perché ora non è a tema se al regime di Kiev sia consentito o meno di colpire obiettivi sul territorio russo. Sta già realizzando attacchi utilizzando veicoli aerei senza pilota e altri mezzi. Ma usare armi di precisione a lungo raggio di fabbricazione occidentale è una cosa completamente diversa”.
“Il fatto è che — l’ho già detto, e qualsiasi esperto, sia nel nostro Paese che in Occidente, lo può confermare — l’esercito ucraino non è in grado di utilizzare sistemi all’avanguardia ad alta precisione e a lungo raggio forniti dall’Occidente. Non possono farlo. Queste armi sono impossibili da utilizzare senza i dati di intelligence dei satelliti che l’Ucraina non ha. Ciò può essere fatto solo utilizzando i satelliti dell’Unione Europea o i satelliti degli Stati Uniti — in generale, i satelliti della NATO. Questo è il primo punto”.
“Il secondo punto, forse il più importante, il punto chiave, è che solo il personale militare della NATO può assegnare missioni di volo a questi sistemi missilistici. I militari ucraini non possono farlo”.
La Nato nel conflitto
“Se questa decisione verrà presa, significherà niente di meno che un coinvolgimento diretto: vuol dire che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei, saranno partecipi della guerra ucraina. Comporterà il loro coinvolgimento diretto nel conflitto e cambierà chiaramente l’essenza stessa, la natura stessa del conflitto in modo drammatico“.
“Vorrà dire che i paesi della NATO, gli Stati Uniti e i paesi europei, saranno in guerra con la Russia. E se così sarà, allora, tenendo presente il cambiamento nell’essenza del conflitto, prenderemo decisioni appropriate in risposta alle minacce che ci saranno poste”.
Nulla di implicito nelle parole di Putin. E tutto ovvio. Basti pensare a un esempio banale: se la Russia fornisse missili a lungo raggio a Cuba e l’Avana li lanciasse iniziando a tirare giù i grattacieli di New York, cosa farebbe l’America? Si limiterebbe a radere al suolo l’isola, cosa che potrebbe accadere all’Ucraina – da cui la connotazione criminale dell’insistenza di Zelensky sul tema – o colpirebbe anche chi fornisce ai cubani le armi che stanno facendo strage dei suoi cittadini?
Il dramma di oggi è che una tale ovvietà deve essere comunicata apertis verbis e ufficialmente da Putin, mentre dovrebbe appartenere all’arsenale basilare della Politica e dell’informazione dell’Occidente.