8 Ottobre 2024

Guerra all'Iran: il sogno decennale dei neocon

Incombe l'attacco israeliano. Teheran è pronta a rispondere. Le domande sul terremoto registrato in territorio iraniano. Il documento Usa sulle difficoltà di una guerra contro l'Iran
Guerra all'Iran: il sogno decennale dei neocon
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Israele “è obbligato” a rispondere all’attacco iraniano, ha affermato Netanyahu. Su tale attacco, riportiamo quanto scrive Paul Pillar su Responsaible Statecraft: “La salva di missili iraniani della quale il prossimo attacco israeliano rappresenta una apparente rappresaglia è stata essa stessa una rappresaglia di precedenti attacchi israeliani. La rappresaglia della rappresaglia è una ricetta per un ciclo infinito di violenza”.

Biden is letting Israel trap the US into war with Iran Biden is letting Israel trap the US into war with Iran

“Gli Stati Uniti stanno facilitando un attacco a una nazione che non vuole la guerra e che è stata più che moderata nel tentativo di evitarla, di fronte alle ripetute provocazioni israeliane”, i cui picchi sono stati gli omicidi del leader di Hamas Ismail Haniyeh, a Teheran, e del leader di Hezbollah Hassan Narsallah, a Beirut.

Il sogno si avvera?

La risposta di Tel Aviv è ancora allo studio, ma arriverà; e l’Iran ha comunicato che ha già pronte 10 opzioni in risposta all’attacco israeliano… Sulla crisi incombente, l’ammonimento del leader del movimento libertario Ron Paul, in un articolo che titola così: “I neocon americani ottengono la loro guerra contro l’Iran mentre il Congresso dorme”.

American Neocons Get Their Iran War as Congress Sleeps

Questo l’incipit dell’articolo: “Nel weekend, il comandante del Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM), generale Michael Kurilla, è sbarcato in Israele per ‘coordinarsi’ con l’esercito israeliano e pianificare un attacco militare contro l’Iran. Pensateci un attimo: uno degli ufficiali più alto in grado dell’esercito degli Stati Uniti sta pianificando una guerra in un paese straniero contro un altro paese straniero, guerra che sarà alimentata da armi americane, intelligence americana e dollari delle tasse americane”.

“[…] Dopo una guerra per procura mortale e inutile durata tre anni contro la Russia in Ucraina, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’altra guerra in Medio Oriente, specialmente contro l’Iran. Ma non fatevi illusioni, la guerra è ciò verso cui andiamo […] I neocon hanno voluto questa guerra per decenni” e ora sembra che il loro sogno si stia finalmente realizzando.

Questa la conclusione di Ron Paul: “Stiamo camminando come sonnambuli verso una guerra catastrofica, cullati nell’obbedienza da una incessante propaganda mediatica. Altri miliardi saranno prosciugati dalla nostra economia e molte altre vite innocenti andranno perdute in questa follia. Quasi un quarto di secolo dopo non abbiamo ancora imparato le lezioni dell’11 settembre. Quando andiamo all’estero a scatenare caos e distruzione su popolazioni straniere che non ci hanno fatto nulla di male, creiamo nemici che cercheranno vendetta. Facciamo del male anche a noi stessi. E rischiamo reazioni”.

Terremoto, test atomico o altro?

Ha suscitato domande il terremoto registrato il 5 ottobre nella provincia iraniana di Semnan. Area desertica, nessuna vittima. Ma tanti analisti si sono chiesti se l’evento fosse legato a un test nucleare iraniano. Lo annota The Cradle, accennando ad alcuni indizi che potrebbero portare a credere che Teheran abbia sviluppato la tecnologia per fabbricare l’atomica.

Iran earthquake sparks speculation of covert nuclear weapons test

In realtà, appare più che improbabile, se non impossibile, nascondere a certi occhi tale enormità (come è più che improbabile che Russia o Cina possano fornire simili armi all’alleato).

Nondimeno è interessante la conclusione dell’articolo: “La Fondazione per la difesa della democrazia (FDD), un think tank legato a Israele con sede a Washington DC, nel 2019 ha pubblicato uno studio nel quale si affermava che l’Iran aveva avviato un programma per costruire siti sotterranei per test nucleari a partire dagli anni 2000, noto come ‘Progetto Midan'”.

“L’FDD ha affermato: ‘Utilizzando informazioni geospaziali comprovate e pubblicamente disponibili, abbiamo identificato un sito (in un’area a sud-est di Semnan) dove probabilmente sono stati realizzati test di esplosivi non nucleari sotterranei nel 2003 come parte dello sviluppo di metodi sismici per misurare la resa di un esplosivo nucleare sotterraneo'”.

Project Midan Developing and Building an Underground Nuclear Test Site in Iran

Ci porta a suppore che, più o meno impossibile l’atomica, è possibile, invece, che Teheran abbia sviluppato armi convenzionali ad alto potenziale, qualcosa di simile al “Padre di tutte le bombe” sovietico o alla “Madre di tutte le bombe” americano, ordigni che hanno una resa paragonabile a una bomba nucleare tattica. Ossessionati a scrutare indizi su un’eventuale l’atomica iraniana, agli occhi di cui sopra potrebbe essere sfuggito un progetto segreto alternativo.

Se ciò fosse vero, e se fosse vero che dietro il sisma si cela una violenta esplosione sotterranea, il test, sempre che ci sia stato, avrebbe uno scopo precipuo: dissuadere l’antagonista regionale dall’utilizzare le sue atomiche, un’opzione che aprirebbe scenari ad oggi inimmaginabili.

Gli Usa e la guerra difficile

Se l’America sarà trascinata in una guerra con l’Iran, ché Israele non può farla in solitaria, non sarà una passeggiata in stile Iraq. Lo rileva, tra gli altri, uno studio dell’ex generale Kenneth F. McKenzie, che ha coordinato la ritirata Usa dall’Afghanistan, realizzato per il Jewish Institute for National Security of America.

U.S Bases in the Middle East: Overcoming the Tyranny of Geography

Lo studio prende atto della “tirannia della geografia” e deplora la casuale disposizione delle basi americane in Medio oriente, create troppo a ridosso dell’Iran, cioè a portata del suo micidiale arsenale balistico.

Infatti, rileva lo studio, “ci vogliono solo cinque minuti o meno perché i missili lanciati dall’Iran raggiungano le basi” americane; e mentre “è molto difficile colpire in aria [un F-35]… a terra non è altro che un pezzo di metallo molto costoso e vulnerabile esposto al sole”. Stesso discorso vale per le infrastrutture necessarie per alimentare la macchina bellica in questione.

Peraltro, le “basi sono tutte difese da Patriot e altri sistemi difensivi. Sfortunatamente, a una distanza così ravvicinata dall’Iran, la capacità dell’attaccante di lanciare sciami di vettori in grado di sopraffare la difesa è molto reale”.

L’America, sintetizza il documento, “non sarà in grado di preservare tali basi in un conflitto a tutto campo, perché saranno rese inutilizzabili nel caso di un massivo attacco iraniano”.

Resta la possibilità di utilizzare le portaerei, ma secondo McKenzie, “non ci sono abbastanza portaerei”, così che l’aviazione della Marina può essere solo di supporto, non il fulcro dello sforzo bellico. Peraltro, va ricordato che le portaerei Usa non hanno brillato nello scontro contro i ribelli Houti dello Yemen…

Non si tratta di magnificare la potenza iraniana, solo di evidenziare che i costi di questa follia sarebbero alti per l’Impero, altissimi se consideriamo anche la chiusura dello Stretto di Hormuz, vitale per il traffico mercantile ed energetico.

Il logoramento derivante da un conflitto del genere supererebbe i benefici e andrebbe a detrimento della competizione che gli Usa hanno impegnato con Russia e Cina. Resta da vedere se l’America ascolterà quanti nel suo establishment conservano un residuo di lucidità.