Ucraina, una questione di soldi, oltre che guerra per procura
Tanta l’agitazione in questi giorni dei circoli liberal-neocon attorno alla guerra ucraina. I poveretti non vogliono perdere la loro guerra per procura contro la Russia né il lurco crescente che ne deriva. L’avvento della presidenza di Trump, determinato a porre fine al conflitto, mette a rischio il fiume di soldi che, dalle casse dell’Impero e dei suoi clienti (così sono chiamati i cosiddetti alleati) scorre verso l’apparato militar industriale americano, con rivoli che raggiungono i tanti politici e analisti mediatici al suo servizio, in America e altrove.
Cadaveri e soldi
Una frode legalizzata che fa il paio con quella illegale, ma non per questo contrastata, che dilaga tra le fila della leadership ucraina, stigmatizzata addirittura dal Times di Londra tre giorni fa – dopo tanto connivente silenzio – in un articolo dal titolo: “La corruzione del settore energetico costringe gli ucraini a un gelo mortale” (già, non sono solo le bombe russe a fiaccare il settore).
Ma non sono solo i soldi per le armi e loro derivati a far gola, come dichiarato dal solito senatore Usa Lindsey Graham, il cui bieco cinismo ha il merito di disvelare le tante ipocrisie che circondano questo conflitto, nel quale la nebbia di guerra è dilagata ben oltre il campo di battaglia.
In un’intervista a Foxnews ripresa da Responsible Statecraft, Graham ha detto candidamente che la guerra ucraina “è una questione di soldi”, dal momento che si tratta della nazione più ricca di terre rare di tutta Europa, una risorsa che avrà sempre più rilevanza commerciale: si parla di “due-sette trilioni di dollari”, ha chiosato esultante.
Non solo, l’Ucraina, ha ricordato Graham, è un granaio di portata globale, ha una ricchezza smisurata in tale settore (su come i terreni agrari siano stati vampirizzati negli ultimi anni da oligarchi e multinazionali d’Occidente abbiamo scritto a iosa, ad esempio qui). En passant, però, andrebbe ricordato al senatore che la decisione di inviare mine anti uomo a Kiev, che resteranno sul terreno come pericolo costante per gli anni a venire, non è stata di grande aiuto per il settore (né per i trattori e i loro conducenti). Ma tant’è.
Quanto alla natura di questo conflitto è stato lo stesso Graham a definirla chiaramente: “Con le armi e i soldi americani, l’Ucraina combatterà la Russia fino all’ultimo ucraino”. Un enunciato ormai diventato celebre e ripreso dall’articolo di RS citato. Se non ci fosse, Graham bisognerebbe inventarlo…
La disfatta della guerra per procura
Detto questo, nell’intervista Graham ha spiegato che Trump farà una pace che garantirà che le ricchezze ucraine restino in mano agli ucraini e ai loro amici, cioè i suoi. In apparenza si tratta di una sorta di conversione per il senatore, il quale finora ha spinto sull’acceleratore per far proseguire ad libitum la guerra.
Ma, appunto è apparenza. Graham non può andare contro le linee guida dichiarate di Trump, e la sua conversione in realtà è avvelenata, dal momento che sta chiedendo al futuro presidente di contendere ai russi il territorio che controllano, perché è nel Donbass che si trova la maggior parte delle terre rare.
Il problema è che i russi non cederanno mai tale territorio e se Trump sposasse l’idea di Graham – ipotesi per fortuna improbabile, dal momento che è perfettamente consapevole della tenebrosa ambiguità del personaggio – non si arriverebbe mai a un accordo.
Al di là delle parole immaginifiche di Graham, va detto che, sebbene non siamo ancora arrivati al decesso dell’ultimo ucraino, ci stiamo avvicinando a tale obiettivo a grandi passi. I russi continuano ad avanzare e gli ucraini a morire, e ora le forze di Mosca stanno per prendere il controllo di Velyka Novoselka, località ignota ai più, ma pure importante perché gli aprirebbe la via per aggirare le difese ucraine erette in prima linea.
Lo spiega Strana, che rileva come si prefiguri uno scenario simile a quello di Ocheretino, quando i russi espugnarono la cittadina diventata fortezza aggirando il fronte nemico e costringendo le forze ucraine a ripiegare in aree prive di difese e quindi esposte al fuoco.
Per questo, prosegue Strana, gli ucraini stanno cercando di mandare rinforzi a Velyka Novoselka, ma “hanno una grave carenza di personale”, così che difficilmente arriveranno. Se le cose andranno come da destino manifesto, tale sviluppo permetterà ai russi di avanzare più rapidamente verso “la vicina regione di Zaporozhye”…
Eppure, come accennato, i fautori delle guerre infinite non si rassegnano a rinunciare alla loro guerra per procura fino all’ultimo ucraino. Solo che la realtà sta chiedendo il conto alle fumisterie pregresse, quando i loro corifei brandivano come sicura l’impossibile “vittoria ucraina”.
È questo il modo in cui finisce il mondo?
Con la situazione che evolve verso una disfatta dei poveri ucraini – loro sì poveri davvero – i circoli liberal-neocon sono caduti preda di un’agitazione profonda, un vero e proprio panico, da cui la frenetica ricerca di nuove idee per evitare il naufragio.
C’è chi ritiene si possa evitarlo mettendo un tappo alla falla, come ad esempio l’idea di inviare altri inutili contractors oltre a quelli già inviati; c’è poi chi ritiene che l’unico modo per arrestare l’avanzata nemica sia quella di alzare oltremodo la posta, da cui le idee più balzane, che pure sono oggetto di riflessioni approfondite, come quella di inviare truppe Nato sul terreno.
Ci sono poi le geniali trovate dell’ammiraglio Rob Bauer, a capo del Comitato militare della NATO, il quale ha dichiarato che i Paesi dell’Alleanza devono prepararsi per uno “scenario di guerra” e armarsi di conseguenza, aggiungendo che la Nato deve essere pronta a sferrare attacchi preventivi contro la Russia.
L’attacco preventivo, ha voluto specificare, è più “intelligente” che aspettare di essere attaccati. Strano concetto di intelligenza. E strano concetto di democrazia, laddove un signore della guerra che abita la Nato si atteggia a tutore più o meno illuminato dei destini dei cittadini d’Occidente, ruolo non conferitogli in nessuna elezione.
C’è poi chi ha addirittura spinto per fornire a Kiev le atomiche. Lo riferiva il New York Times il 21 novembre: “Diversi funzionari hanno persino suggerito che Biden dovrebbe restituire all’Ucraina le armi nucleari che le erano state sottratte dopo la caduta dell’Unione Sovietica”. Altro suggerimento di fulgida intelligenza.
Irretiti da tali insane pulsioni, le passionarie e i passionari delle guerre infinite tengono ferma la barra verso l’annientamento planetario. Tale follia dovrebbe suscitare reazioni nei cittadini comuni, ai quali tale destino potrebbe non essere eccessivamente gradito, ma non se ne vedono se non in ambiti ristretti.
Il trucco sta nell’incantamento procurato dai media, ai quali è richiesto di non disturbare il conducente, direttiva alla quale si attengono ossequiosamente. A questi è richiesto di minimizzare, irridere gli allarmi, negare l’evidenza, avversare ferocemente le voci discordi. Insomma, fare il loro usuale lavoro. Se davvero pioveranno atomiche, si limiteranno ad aprire l’ombrello.
Tale il destino degli uomini vuoti, dei quali scrisse in maniera sublime Thomas Eliot: “È questo il modo in cui finisce il mondo. / È questo il modo in cui finisce il mondo. / È questo il modo in cui finisce il mondo. / Non con uno schianto, ma con un piagnisteo”.