La denuncia di Airwars sugli orrori di Gaza
“La scorsa settimana, Airwars, un’organizzazione non-profit britannica che registra le vittime civili nei conflitti del XXI secolo, ha pubblicato un rapporto che ha esaminato in dettaglio i primi 25 giorni di guerra [a Gaza] nell’ottobre 2023. E ha concluso che, in quel lasso di tempo, ‘i danni ai civili a Gaza si sono verificati su una scala senza pari rispetto a qualsiasi conflitto’ che l’organizzazione abbia monitorato”. Inizia così un articolo di Ishaan Tahroor sul Washington Post del 16 dicembre.
Israele afferma di attenersi al diritto internazionale, prosegue Tahroor, ma “l’innegabile devastazione di Gaza e le centinaia di eventi documentati che hanno causato vittime di massa raccontano una storia diversa, una storia che una miriade di gruppi di controllo e organizzazioni per i diritti umani stanno cercando di approfondire in modo più dettagliato”.
Airwars “ha affermato che la campagna di Israele a Gaza ‘è incomparabile con qualsiasi campagna aerea del 21° secolo’ e “di gran lunga il conflitto più intenso, distruttivo e fatale’ che abbia mai monitorato“.
“L’organizzazione è nota per il suo approccio più che scrupoloso. Le sue segnalazioni hanno avviato oltre il 70 percento delle indagini del Pentagono sugli incidenti che hanno provocato danni ai civili durante la campagna aerea condotta dagli Stati Uniti contro lo Stato islamico in Iraq e Siria”.
Una violenza che non conosce tregua
“La violenza [a Gaza] non si è quasi mai placata. Anche mentre Israele conduceva una vasta campagna di bombardamenti in tutta la Siria e ampliava il controllo sulle alture del Golan contese, ha mantenuto il precedente ritmo di attacchi contro Gaza. Secondo le autorità sanitarie locali, ci sono stati cinque attacchi israeliani nel fine settimana che, complessivamente, hanno ucciso almeno 46 persone”.
“Da ottobre, le operazioni israeliane volte a sradicare le cellule dei combattenti di Hamas hanno ulteriormente martellato le aree settentrionali della Striscia di Gaza, radendo al suolo interi quartieri e sfollando più volte la popolazione rimasta in zona. I gruppi per i diritti umani mettono in guardia dalle terribili minacce che affrontano quanti sono intrappolati in quel territorio mentre il freddo dell’inverno si fa più intenso”.
“Hamas resiste nonostante la campagna militare israeliana a Gaza abbia costretto circa 2 milioni di persone ad abbandonare le proprie case e distrutto la maggior parte delle infrastrutture civili del territorio, tra cui panetterie, impianti idrici e ospedali. Le restrizioni israeliane sulle consegne di aiuti e i saccheggi della criminalità organizzata [avvenuti nelle “aree sotto il controllo israeliano”, come rivelava il Washington Post] hanno accelerato la crisi alimentare […] portando alcune zone sull’orlo della carestia”.
“La portata della devastazione, il modus operandi dei raid e la retorica di molti politici israeliani hanno portato alla dichiarazione di Amnesty International che, all’inizio di questo mese, ha denunciato come Israele avesse commesso, e stava commettendo, un genocidio”.
I crimini degli Stati Uniti
“[…] L’amministrazione Biden ha ricevuto circa 500 segnalazioni sul fatto che Israele avrebbe utilizzato le armi fornite dagli Stati Uniti per condurre attacchi che hanno causato danni inutili ai civili nella Striscia di Gaza, ma non ha rispettato le norme che richiedono indagini rapide su tali segnalazioni”.
“‘[…] Stanno ignorando le prove dei danni e delle atrocità diffuse contro i civili per preservare il trasferimento di armi praticamente incondizionato al governo [del Primo ministro Benjamin] Netanyahu’, ha detto ai miei colleghi John Ramming Chappell, un consulente legale e politico che si occupa di assistenza alla sicurezza degli Stati Uniti e commercio di armi presso il Center for Civilians in Conflict“.
“Il precedente creato dalla furibonda risposta di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre potrebbe avere implicazioni più ampie in un’epoca di crescente impunità, ha concluso Airwars nel suo rapporto: ‘Il modo con cui Israele ha condotto la guerra a Gaza potrebbe segnalare lo sviluppo di una nuova norma preoccupante: un modo di condurre campagne aeree con una maggiore frequenza di attacchi, una maggiore intensità di danni e una soglia di accettazione di danni ai civili più alta di quanto abbiamo mai visto prima”.
Si tratta di cose note, scritte peraltro in punta di penna, come si addice a un media mainstream. Ma, appunto, l’importanza di tale denuncia risiede proprio nel fatto che tali rilievi siano apparsi sul Washington Post e non su un sito secondario che può essere ignorato dai padroni del vapore. Segnala che all’interno dell’establishment imperiale c’è ancora un residuo di resistenza all’orrore dilagato a Gaza.
Il rapporto di Airwars sembra mirato a far pressioni su Israele perché accetti l’accordo con Hamas che si sta negoziando attualmente. Detto questo, e al di là dell’esito della trattativa (che tutti dicono ben avviata, vedi Timesofisrael), quanto rileva il documento non potrà essere ignorato dalla Storia.