L'attentato di Magdeburgo: il lupo solitario e la Paura
L’attentato al mercatino di Natale di Magdeburgo ricalca in tutto quello avvenuto a Berlino nel dicembre del 2016: anche lì un veicolo investì quanti erano convenuti nel mercato natalizio, solo che allora l’attentatore utilizzò un camion invece di un’automobile.
Magdeburgo, si ripete lo schema della paura
Anche allora l’assassino era un arabo, un tunisino e non un saudita come quello di Magdeburgo, e anche allora si parlò di un lupo solitario. Un modus operandi che si ripete uguale a se stesso, come anche l’obiettivo, la folla del mercatino di Natale, peraltro oggetto di un attentato anche in terra di Francia quando un islamista sparò sulla folla di un analogo mercato allestito a Strasburgo. Evidentemente i lupi solitari non eccellono in fantasia.
Quanto al movente, nel caso di Magdeburgo siamo in una terra inesplorata, per rimanere alle ricostruzioni ufficiali, basate, al solito, da quanto gli inquirenti hanno scovato sui social. Indagini alquanto superficiali, si potrebbe immaginare, ma a quanto pare bastevoli per chiudere agli approfondimenti, così almeno è stato in passato.
Il lupo cattivo è stato individuato in tal Taleb Jawad Hussein Al Abdulmohsen, saudita da tempo emigrato in Germania, dove si è dedicato alla medicina. Il movente individuato è alquanto bizzarro: il suo gesto sarebbe motivato da una pulsione anti-islamica, con relative accuse alla Germania di voler islamizzare l’Europa.
Alla follia non si comanda, certo, ma resta che l’establishment occidentale deve aver tirato un gran bel sospiro di sollievo. Sarebbe stato alquanto imbarazzante scoprire un movente islamista dietro alla strage, proprio adesso che stava per iniziare la nuova era in Siria grazie ai suoi islamisti di fiducia, pagati e armati per abbattere il governo Assad, con tutti i media e politici a felicitarsi per la felice svolta, che presto aprirà al recesso delle sanzioni comminate contro il Paese mediorientale.
Anche un eventuale movente neonazista, se da una parte poteva essere strumentalizzato in una campagna contro il partito Alternative for deutschland (Afd), dall’altra avrebbe potuto creare imbarazzo perché i neonazisti ucraini, che ci sono nonostante i patetici dinieghi, sono armati e sostenuti allo stesso modo.
Detto questo, la vis anti-islamica che avrebbe motivato l’attentatore avrà comunque l’effetto di far risultare ancora più odiosi gli appelli contro l’immigrazione incontrollata propri dell’AFD, che già rischia di essere bandita dalle elezioni prossime venture per accuse di nazismo (pulsioni, in realtà, alquanto diffuse in Germania, basti pensare che come capo della Cia in terra tedesca, con l’incarico di gestire il controspionaggio nell’Europa dell’Est, fu scelto Reinhard Gehlen, che già aveva gestito lo spionaggio nazista contro l’Urss; incarico che conservò fino alla fine degli anni ’70).
Dalla guerra ucraina alla deindustrializzazione della Germania
Al di là del particolare, il movente anti-islamico ha dunque evitato imbarazzi e permesso di circoscrivere l’accaduto, derubricandolo a evento isolato e non ripetibile, anche se purtroppo temiamo che così non sarà. In passato, quando il sangue è iniziato a scorrere in Europa a causa del Terrore, il ruscello è diventato fiume, quindi un’ondata piena inarrestabile per tanti tragici anni.
Comunque l’esito dell’accaduto è che una nuova ondata di Paura è dilagata nella Germania, che si avvicina a incerte elezioni e già destabilizzata dall’avanzare della de-industrializzazione, che secondo Bloomberg è ormai “quasi irreversibile“. Una tragica deriva sulla quale si è interpellato anche Elon Musk, il quale due giorni fa su X ha postato che “solo l’Afd può salvare la Germania“, suscitando commenti furibondi.
Tale devastazione discende in toto dalla guerra ucraina, che ha lasciato le industrie tedesche senza l’energia a basso costo della Russia e afflitte dalle sanzioni che avrebbero in teoria dovuto danneggiare il nemico, tanto che negli ultimi tempi il Cancelliere Scholz si sta prodigando per cercare un modo per chiudere il conflitto, tema peraltro al centro di una conversazione telefonica con Trump avuta due giorni fa.
In un clima caratterizzato da tale inquietudine e incertezza, l’automobile del lupo cattivo Al Abdulmohsen è piombata come una bomba, le cui onde d’urto restano ad oggi ancora incognite.