Il discorso di Trump
Iniziamo dalla fine, dove si rinviene il cenno forse più rivelatore della differenza tra la scorsa amministrazione e quella entrante: Biden aveva terminato il suo discorso dicendo: “Che Dio benedica l’America e che Dio protegga le nostre truppe”; Trump si è limitato alla prima parte…
Evitare la guerra
Infatti, il passaggio più significativo del discorso inaugurale della presidenza Trump appare indubbiamente quello in cui parla della guerra: “Il nostro successo non si misurerà solo in base alle battaglie che vinceremo, ma anche in base alle guerre a cui porremo fine e, forse ancor più importante, alle guerre nelle quali non parteciperemo mai”.
Palese il riferimento alla guerra ucraina, alla quale vuol porre finire e rispetto alla quale ha trovato un escamotage geniale per contrastare le critiche interne già in circolazione. Infatti, media, giornalisti e analisti consegnati alle guerre senza fine hanno già iniziato un intenso fuoco di sbarramento spiegando che negoziare la fine del conflitto equivarrebbe a una resa alla Russia.
Appena Trump si muoverà in tale direzione verrà quindi accusato di debolezza e di cedere al nemico. Trump ha così ribaltato la questione, affermando che invece fare la pace è indice di forza. Peraltro, è vero: spesso ci vuole più coraggio a fare una pace che a iniziare una guerra (fulgido l’esempio in tal senso del compianto Rabin, che con Arafat cercò e trovò, sebbene per poco, la pace dei coraggiosi).
Indicativo anche che Trump citi come sfoggio di forza la non partecipazione alle guerre. Non è solo un netto rifiuto delle guerre infinite e della guerra globale (entrata nell’orizzonte delle possibilità con la pregressa amministrazione), sembra anche evocare il contenuto di un post di alcuni giorni fa, quando pubblicò su Truth un intervento di Jeffrey Sachs contro Netanyahu e la sua ossessione di trascinare l’America in una guerra contro l’Iran.
Significativo anche che nel discorso non sia tornato su quanto aveva dichiarato alcuni giorni fa, cioè sull’annessione della Groenlandia e del Canada, limitandosi a ribadire la volontà di riprendere il controllo del Canale di Panama, che si spera avvenga tramite accordi (sul punto, forse basterà un negoziato con la Cina, che ha grande influenza sulla questione, come ha ricordato lo stesso Trump; vedremo).
Certo, il passaggio sul fatto che l’America deve ampliare il proprio territorio, cenno fuggevole del discorso quanto importante, è un modo per tornare su Canada e Groenlandia, ma sembra abbia riposto l’opzione bellica che in precedenza non aveva escluso per la Groenlandia, la quale si è già detta pronta a fare affari con il nuovo presidente.
Molti hanno sottolineato il passaggio sulla fine delle politiche Green, che però apparteneva al destino manifesto della nuova presidenza. Nulla di nuovo, cioè, anche se appare di interesse l’accenno alle fine dell’esclusiva dei veicoli elettrici per tornare alla produzione di veicoli anche a benzina e diesel, ciò in contrasto con gli interessi di Musk e della sua Tesla, particolare che fa intravedere che il rapporto tra i due non è di totale allineamento (a Musk è affidata la missione Marte, si rifarà).
Altre tematiche
Quanto alla fine della politica di genere, cioè il passaggio nel quale ha ribadito che per l’America esistono donne e uomini, non si tratta di un’aggressione omofobica, come ha dimostrato ieri esibendosi con i Village People in YMCA, canzone iconica della comunità gay (anche se poi la circostanza è stata negata dall’autore), quanto un rifiuto dell’ideologia gender, diventata negli anni alquanto pervasiva fino a toccare il ridicolo con la riscrittura di romanzi del passato.
Né nel suo discorso ha palesato pulsioni razziste, come evidenzia l’elogio agli ispanici e agli afroamericani, mentre ha ribadito la politica del rimpatrio degli immigrati illegali, tema portante della campagna elettorale e che attirerà critiche, doverose e non.
Quanto al Medio oriente, era ovvio che sottolineasse il successo della liberazione degli ostaggi israeliani, mentre colpisce, ma anche no, l’assenza di un minimo accenno alla guerra di sterminio dei palestinesi appena precariamente conclusa.
La conflittualità tra israeliani e palestinesi resta un nodo nevralgico, occorrerà attendere, e più la prassi che le parole (la remissione delle sanzioni contro alcuni coloni non conta nulla, solo una mossa propagandistica, come mera propaganda è stata l’emanazione delle sanzioni, del tutto inutili, contro di essi).
Quanto alla grazia per quanti sono stati imprigionati per l’asserito attacco a Capitol Hill, nulla di nuovo. Sarà invece interessante vedere se Trump darà seguito a quanto promesso quando, di recente, ha detto che chiederà di indagare su alcuni leader della manifestazione che stranamente non sono stati neanche indagati (ne abbiamo accennato in note pregresse).
Resta, invece, alquanto misterioso un passaggio del suo discorso: “Firmerò un decreto per impedire ai nostri guerrieri [soldati] di essere sottoposti a teorie politiche radicali e a esperimenti sociali durante il servizio”. Passaggio criptico che sembra riferirsi alle politiche Woke adottate dall’esercito, ma anche no.
Sembra, infatti, quasi volesse evocare qualcosa che ha a che fare con i recenti attentati che hanno funestato la campagna elettorale presidenziale ad opera di due soldati che avevano in comune il servizio a Fort Bragg, quello dei berretti verdi e delle operazioni psicologiche. Solo una suggestione la nostra, nulla più, ma volevamo condividerla con i lettori.
Tanta l’enfasi, tanta la retorica, nel discorso, com’era ovvio. Ma il punto chiave resta la decisione di tirare fuori l’America dal pantano delle guerre infinite. Gli procurerà guai seri, come sa bene avendo evocato come modello al quale dedicare una montagna William McKinley, il 25° presidente degli Stati Uniti che gestì un periodo aureo per i repubblicani ed è passato alla storia per la sua politica protezionistica e la guerra ispano-americana che portò alla conquista di Cuba (promemoria per il Capo del Dipartimento di stato Marco Rubio, ossessionato dal ripetere l’impresa). Evocazione alquanto infausta: McKinley fu assassinato all’inizio del secondo mandato. Vedremo.