Todorov, la guerra in Siria e il riflesso egemonico dell'Occidente
Tempo di lettura: < 1 minute«In Siria non si può intervenire, prima di tutto per evidenti ragioni militari: non si tratta di un deserto attraversato da pochi pik-up come in Mali, è un Paese densamente popolato e dai confini delicati, con Iran, Libano e Israele…». Così il filosofo francese Tzvetan Todorov spiega il mancato intervento occidentale in Siria, nonostante tante pressioni internazionali in tal senso. Per Todorov, da tempo in Siria non c’è più l’antagonismo manifestanti – regime, ma «una guerra civile tra due fazioni (…). Perché aiutare gli uni piuttosto che gli altri? (…) E chi ci garantisce che, se al potere salgono i jihadisti sunniti, le cose andranno meglio? Comunque, al di là delle considerazioni militari e politiche, mi sembra soprattutto che l’Occidente stia ancora cadendo nell’abitudine di identificare troppo in fretta chi è da aiutare e chi da combattere. Non possiamo pretendere di imporre a tutti i Paesi del mondo i regimi che preferiamo. È un riflesso egemonico che in Francia è stato a lungo combattuto, per esempio ai tempi della guerra in Iraq del 2003, ma che adesso sta tornando, inatteso, anche da noi».