Romania: il voto annullato e la fantomatica ingerenza russa
Si registra un colpo di scena nel giallo delle elezioni presidenziali romene del 24 novembre, annullate dalla Corte suprema Călin Georgescu, leader del partito socialdemocratico avversato dalla Ue, avrebbe vinto giovandosi di ingerenze esterne, precisamente russe.
Ma i russi non c’entrano nulla in questa storia. È quanto rivelato da Snoop, giornale d’inchiesta rumeno, che ha pubblicato un dossier che ribalta la narrazione, rilanciata da quasi tutti i media occidentali, che vede il Cremlino dietro la campagna di influenza su TikTok che ha aumentato a dismisura la popolarità di Georgescu. Un’inchiesta rilanciata da Alexander Zaitchik su Dropsitenews.
Il coinvolgimento del PNL, il partito di Ciucă
In realtà, come ha appurato Snoop, la campagna della discordia su Tik Tok “è stata finanziata dal Partito Nazionale Liberale (PNL)”, ovvero dal partito che ha governato la Romania per gran parte degli ultimi trent’anni e il cui leader, il presidente del Senato Nicolae Ciucă, si era candidato anche alle elezioni del 24 novembre, uscendone sconfitto.
Come ha appurato Snoop, l’operazione su TikTok non è stata né organizzata né finanziata dai russi, ma dall’agenzia di comunicazione Kensington, con sede a Bucarest, su incarico del PNL. La società di pubbliche relazioni in questione ha assolto tale incarico distribuendo circa 100mila dollari a diversi influencer, attraverso FameUp, un’azienda specializzata in marketing a pagamento.
La campagna Tik Tok del PNL si basava su slogan semplici, con video accattivanti e messaggi del tipo “fermezza e rettitudine”, “il leader giusto per me” etc. a segnalare la necessità che il Paese fosse governato da un uomo forte, ma ometteva il nome del candidato, forse perché l’obiettivo era solo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza del voto o forse per disvelare il candidato nella parte successiva della campagna, cosa poi non avvenuta.
Una strategia sfruttata con intelligenza dai sostenitori di Georgescu, che nei commenti ai post virali pagati del PNL hanno associato quei messaggi al loro candidato, dirottando verso altri lidi la campagna altrui.
Tutto questo non compare nei documenti dell’intelligence romena rilasciati il 4 dicembre scorso, che si limitavano a sottolineare la massiva campagna social, senza menzionare né il PNL né l’agenzia Kensington, accusando i russi di aver finanziato tale campagna senza esibire alcuna prova in proposito.
Peraltro, Razvan Lutac, giornalista di Snoop, sottolinea come il legame tra la Kensington e il PNL sia noto a tutti in Romania. Proprio in virtù di questo, scrive: “È difficile credere che il Consiglio Supremo di Difesa [che ha condotto le indagini ndr.] non abbia visto la connessione tra la campagna ‘dirottata’ e il PNL”.
Un’altra domanda, invece, riguarda lo staff di Ciucă, cioè se fossero o meno consapevoli del dirottamento della loro campagna elettorale da parte del partito avversario. Interpellati sulla questione, i responsabili della campagna hanno risposto che a un certo punto si sono disinteressati della vicenda perché si erano accorti che il loro candidato non stava ottenendo consensi.
La querelle Lasconi-Ciucă
Una risposta evasiva, quella dello staff di Ciucă, che forse nasconde altro. Infatti, non è da escludere che fossero consapevoli della situazione e abbiano volontariamente favorito Georgescu contro Elena Lasconi (la candidata filo-UE arrivata seconda al primo turno delle elezioni e che si preparava al ballottaggio con Georgescu).
Il dubbio appare legittimo se si sta a quanto avvenuto all’avvio della campagna elettorale, che ha visto un aspro dissidio tra Ciucă e la Lasconi.
Entrambi, infatti, avevano chiesto all’altro di ritirarsi per presentare un unico candidato delle “destre”, richieste avvenute anche attraverso “metodi poco diplomatici”, come ha denunciato la Lasconi, che ha accusato Ciucă di aver esercitato pressioni su di lei attraverso intermediari di alto livello, tra i quali l’ex ambasciatore Usa in Romania Adrian Zuckerman (ovviamente Zuckerman ha rispedito al mittente le accuse).
Possibile, dunque, che questo dissidio interno alle destre abbia favorito il terzo incomodo, Georgescu.
Ma, al di là se si sia trattato di un semplice errore di valutazione della campagna del PNL o di una spericolata manovra di questo partito che si è ritorta contro le forze politiche di destra, resta che la Russia nulla ha che vedere con tutto ciò. E che il motivo dell’annullamento delle elezioni da parte della Corte Suprema non poggia su alcuna base reale.
Il voto annullato, tra Mosca e Washington
Va ricordato che da molto tempo si registra una vera e propria ossessione per presunte o vere interferenze russe in giro per il mondo, ossessione che tocca punte parossistiche quando in qualche Paese del pianeta si svolgono le elezioni.
La Romania non poteva eludere tale destino perché è un Paese chiave per l’Alleanza atlantica, dal momento che ospita una base del sistema di difesa missilistico Aegis e un’importante base aerea a Constanța, destinata a diventare la più grande installazione militare americana in Europa.
Non sorprende, quindi, che Ue, Nato e Stati Uniti abbiano percepito la vittoria di Georgescu come una minaccia, dal momento che questi, sebbene non si opponga all’Alleanza Atlantica, rifiuta la presenza di basi militari straniere sul suolo rumeno. Da cui la necessità di contrastare la minaccia in tutti i modi.
Abbiamo fatto tale premessa perché l’annullamento delle elezioni romene cela un altro retroscena altrettanto significativo, collegato al finanziamento a pioggia che dagli Stati Uniti fluisce verso media che si dichiarano indipendenti e Ong varie, sussidi motivati dalla necessità di contrastare la “disinformazione russa”.
Tra queste, l’ONG Context, che oltre a essere finanziata dagli Usa “lavorava con un’azienda tecnologica ucraina che ha legami con la NATO e la Commissione Europea”.
È stata proprio tale ONG che per prima, il 29 novembre, ha pubblicato un report sulla “campagna di Georgescu” denunciando l’asserita manovra russa. Ciò avveniva poco prima che il governo pubblicasse le conclusioni della propria inchiesta, che in pratica si limitava a rilanciare la documentazione della Context…
Infine, va ricordato come, il 4 dicembre scorso, interrogati dagli inquirenti di Bucarest, i responsabili romeni di TikTok abbiano fermamente respinto le accuse contro Georgescu e i russi.
Insomma, l’annullamento del voto romeno ha tutte le sembianze di un colpo di Stato dettato dalla volontà di evitare la vittoria di Georgescu, che il voto del primo turno e i sondaggi in vista del ballottaggio indicavano come predestinato alla presidenza.
La nuova data delle elezioni è stata fissata per il 4 maggio, con eventuale ballottaggio il 18 dello stesso mese. Sono passati mesi dall’annullamento del voto, durante i quali gli antagonisti nazionali e internazionali di Georgescu hanno avuto modo di preparare meglio i propri candidati. Vedremo.