14 Marzo 2025

Putin-Trump: iniziati i negoziati per la tregua ucraina

A elaborare la proposta di tregua capestro a Mosca anche l'uomo di fiducia di Blair. Ma Trump l'ha accolta per aprire ai negoziati, iniziati con l'incontro tra Witkoff e Putin
di Davide Malacaria
Putin-Trump: iniziati i negoziati per la tregua ucraina
Tempo di lettura: 4 minuti

“Ci sono motivi per essere cautamente ottimisti”. Questo il commento di Dmitrij Peskov all’incontro tra Steve Witkoff e Vladimir Putin sulla proposta di un cessate il fuoco in Ucraina. L’incontro tra l’inviato di Trump e lo zar si è tenuto ieri sera tardi, dopo il discorso alla nazione, e al mondo, del presidente russo.

Witkoff, ha detto il portavoce del Cremlino, ha dato “ulteriori informazioni” a Putin e questi ha inviato “nuovi segnali” al suo omologo americano. Queste le informazioni sul faccia a faccia tra i due: scarne ovviamente, né poteva essere diversamente, ma comunque di grande interesse perché è in quest’incontro che la proposta del cessate il fuoco restava opzione praticabile o cadeva.

Quanti ieri hanno commentato il discorso alla nazione di Putin come un niet alla proposta, rilanciando la sfida del partito della guerra che sperava esattamente in questo, sono rimasti delusi.

Ma non per questo si daranno per vinti: cercheranno in tutti i modi di porre ostacoli alle richieste russe o di aggiungere condizioni che risultino inaccettabili alla controparte.

"Осторожный оптимизм": Песков прокомментировал встречу Путина с Уиткоффом по Украине https://24tv.ua/ru/ostorozhnyj-optimizm-peskov-prokommentiroval-vstrechu-putina-s-vitkoffom-po-ukraine_n2775601

Dalla guerra irachena a quella ucraina

Il partito della guerra sa usare con arte tali escamotage, basti ricordare come fu fatta decadere l’ipotesi che Saddam Hussein prendesse la via dell’esilio per evitare che il suo Paese fosse invaso dagli Stati Uniti nel 2003, opzione alla quale il presidente iracheno aveva aderito (CNN).

Gli Stati Uniti non la presero neanche in considerazione, mentre la Lega araba, che il 1 marzo doveva affrontare l’opzione per dare al presidente iracheno garanzie sulla sua sicurezza in caso di esilio – come stabilito nell’ambito dell’accordo tra gli Emirati Arabi e Saddam – non affrontò neanche il tema. Pochi giorni dopo le bombe iniziarono a cadere su Bagdad.

Cose del passato, ma istruttive, anche perché oggi il partito della guerra ucraina ha scelto come portabandiera il premier britannico Keir Starmer, il quale ha scelto come suo Consigliere per la sicurezza nazionale Jonathan Powell, che dal 1997 al 2007 fu a capo dello staff di Tony Blair, uno degli artefici della guerra irachena (non è l’unico blairiano di cui si è contornato Starmer, basti pensare che come ambasciatore negli Usa, carica cruciale per Londra, ha nominato Lord Peter Mandelson, soprannominato il principe delle tenebre, il più stretto consigliere di Blair).

Come ha rivelato Politico, è stato proprio Powell a elaborare, insieme ai funzionari Usa, la proposta sul cessate il fuoco di 30 giorni da inoltrare a Putin. Nella speranza che una proposta tanto surreale, perché privava Mosca dell’iniziativa sul fronte e dava respiro all’Ucraina e ai suo sponsor, fosse rifiutata e la guerra potesse proseguire.

Tony Blair’s right-hand man goes into battle for Ukraine

Trump, per parte sua, aveva accolto il piano stilato in Arabia Saudita sia perché gli garantiva un successo politico sul recalcitrante Zelensky e sui suoi sponsor, che avevano comunque dovuto ripiegare da piani molto più surreali, sia, soprattutto, perché apriva spazi a una trattativa reale.

Da notare che, se la sua spinta verso la pace non fosse reale, non avrebbe inviato il suo uomo a Mosca: si sarebbe limitato a dire, dopo il discorso di Putin, che questi aveva rifiutato, che non voleva la pace, così come ha fatto Biden tante volte prima di lui.

L’interesse di Trump a tale risoluzione è evidenziato anche dalla reazione positiva al discorso dello zar, nel quale il presidente russo ha parlato del cessate il fuoco accogliendone l’essenza, ma ponendo domande sulle tante criticità della proposta.

Infatti, a margine dell’incontro di ieri con il capo della Nato Mark Rutte, Trump ha detto che le parole di Putin erano “promettenti” e che aveva ricevuto buoni segnali dalla delegazione inviata a Mosca.

Molto più importanti le aggiunte: infatti, ha dichiarato di non avere “fretta” e che la sua amministrazione ha già iniziato a interagire con i russi su un accordo finale, che dovrebbe comprendere la cessione di parte del territorio ucraino a Mosca (lo impone la realtà).

Trump Sees ‘Good Signals’ on Russia-Ukraine Cease-Fire. Zelensky Does Not.

Il discorso di Putin

Così veniamo al discorso di Putin, che è stato preceduto dalla visita del presidente russo a Kursk, dove ha scelto di presentarsi in mimetica in risposta alla sfida lanciata dal partito della guerra che ha scatenato un’isteria bellicista in Europa (vogliono la terza guerra mondiale, nulla di meno).

Nel suo discorso alla nazione, Putin voleva sostanzialmente annunciare l’avvenuta liberazione di Kursk, affermando che le forze ucraine che vi erano penetrate sono ormai accerchiate e che non gli resta scelta se non arrendersi o morire.

Tale annuncio gli serviva ad aprire alla tregua, per dire cioè ai suoi cittadini che l’eventuale accordo con l’America era, in sostanza, una vittoria del suo Paese, così da tacitare i falchi interni che spingono per la conquista di Kiev, che la rotta dell’esercito ucraino rende possibile (sulle pressioni dei generali in tal senso vedi anche Indianpunchline). Anche Putin, nonostante l’apparente solidità del suo potere, deve risolvere grane interne.

Quanto alla tregua, nel suo discorso Putin ha posto quesiti da risolvere perché sia possibile, cioè se durante la tregua Kiev fermerà la mobilitazione forzata, cesseranno i rifornimenti di armi americane, oltre a chiedere chiari sistemi di controllo sulla sospensione delle ostilità, cosa complessa dato che il fronte è di 2mila chilometri.

Come rileva Strana, Putin si è premurato di porre due condizioni specifiche che l’amministrazione Trump potesse accogliere, dal momento che i suoi esponenti criticano “da tempo le forniture di armi a Kiev e la mobilitazione in Ucraina”.

In particolare, fa notare Strana, si sta esaurendo il flusso di armi approvato in extremis dall’amministrazione Biden e per mantenerlo servono disposizioni dell’attuale leadership Usa, che non è entusiasta di farlo (per usare un blando eufemismo). Trattative in corso.

Что означают заявление Путина о готовности к перемирию и ответ на него Трампа