Ai fucilieri un lavoro in ambasciata
Tempo di lettura: 2 minutiFinisce come prevedibile la vicenda dei due marò protagonisti di una controversia internazionale Italia-India. Accusati di omicidio per aver ucciso dei pescatori indiani scambiati per pirati, i due erano stati arrestati dalle autorità indiane. Dopo un lungo braccio di ferro, il governo italiano aveva escogitato un modo per sottrarli alla giustizia indiana: farli rientrare per un periodo di permesso per poi trattenerli in Italia. Una mossa che ha scatenato le ire della controparte che ha risposto trattenendo l’ambasciatore italiano, al quale è stato revocato il passaporto e impedita la fuoriuscita dal Paese. Un braccio di ferro che si è concluso con il ritorno dei fucilieri italiani in India, che risiederanno e lavoreranno in ambasciata in attesa del giudizio. A indagare sull’oscura vicenda è chiamata una Corte speciale, diversa da quella iniziale, ritenuta parziale dai difensori dei militi.
Controversia gestita in maniera a dir poco inappropriata, con un’Italia che si è comportata come una grande potenza in grado di imporsi a una repubblica delle banane di antica memoria. Due presupposti sbagliati: l’Italia non è una grande potenza e l’India è uno dei Paesi emergenti più interessanti dal punto di vista economico. Ma al di là delle considerazioni sui rapporti di forza, il problema vero è che le controversie internazionali dovrebbero essere affrontate attraverso il diritto e gli organi internazionali. Tant’è.
Resta il dramma dei familiari delle vittime, che hanno salutato con gioia il rientro dei due militari nella speranza di ottenere giustizia; e quello di due marò, finiti, per imperizia, in un gioco più grande di loro. Speriamo che la ragionevolezza prevalga, al di là dei torti e delle ragioni; e che i due militari, anch’essi vittime in questa vicenda, possano prima o poi riabbracciare i propri familiari. E che il ministro degli Esteri del prossimo governo, che si farà anche se ancora non si capisce bene come (a Bersani l’ingrato compito di districarsi in una situazione alquanto complessa), sia un po’ più capace del precedente.