Siria - Ferito il comandante dei ribelli una gamba amputata in Turchia
Tempo di lettura: 2 minutiRiad al-Asaad, leader dell’Esercito siriano libero, è stato ferito dallo scoppio di un ordigno ed è stato ricoverato in Turchia, dove gli è stata amputata una gamba. Al di là della cronaca di guerra, si registra un periodo convulso per la crisi siriana.
Molti gli avvenimenti che si sono susseguiti negli ultimi giorni: due giorni fa si è dimesso il leader dell’opposizione siriana Al Kathib, che negli ultimi tempi aveva rilasciato dichiarazioni possibiliste riguardo un negoziato di pace con Damasco (diverse fonti hanno parlato di pressioni per le dimissioni giunte dal Qatar e dall’Arabia Saudita, nazioni che appoggiano i ribelli che finora hanno ostacolato ogni trattativa con il governo siriano); nello stesso giorno era girata con insistenza la notizia che un infiltrato avesse compiuto un attentato contro Assad: la notizia è stata smentita dal governo siriano, ma nonostante questo ha contribuito a seminare il caos nell’informazione e nel campo governativo; tre giorni fa, infine, si è dimesso il premier libanese Al Mikati. Il suo governo godeva dell’appoggio di Hezbollah, il partito di Dio che sostiene il regime di Damasco,
Sono tutte notizie che portano in un’unica direzione: le nubi sul cielo della Siria si sono fatte più fitte, dopo un periodo in cui si era parlato di trattative segrete ad opera della comunità internazionale per tentare di raggiungere un accordo tra i belligeranti.
Resta poi da capire come si evolverà la vicenda turca, da tempo schierata a sostegno dei ribelli: il premier Erdogan ha da poco concluso una lunga trattativa per raggiungere un accordo di pace con il partito curdo del Pkk. Finora il Pkk, in questa guerra, aveva agito in parallelo a Damasco: le incursioni curde dall’Iraq, di fatto, rappresentavano una spina nel fianco per Ankara che ora, a pace fatta, potrebbe muoversi con maggiore spregiudicatezza nello scenario siriano.
Momento invero problematico, mentre il mattatoio siriano continua a produrre a pieno ritmo, nell’impotenza degli uomini di buona volontà che tentano di trovare vie di pace sempre più difficili.