Napolitano e le polemiche "Lasciato solo dai partiti"
Tempo di lettura: 2 minutiPolemiche sui “facilitatori” nominati dal Quirinale. I dieci uomini scelti da Napolitano per cercare punti di convergenza in vista di un compromesso politico in grado di dare un governo al Paese, ad oggi bloccato dai veti incrociati, appaiono al centrodestra un trucco per dilazionare i tempi. In realtà la speranza di questi, e insieme la loro forte richiesta, era stata quella di un governo di larghe intese, conseguenza che sembrava automatica dopo il fallimento del pre-incarico a Pierluigi Bersani. Così non è stato e ora il Pdl chiede che questo giro di consultazioni ulteriore, a loro avviso inutile, abbia tempi brevi. Cosa che sarà, assicura Napolitano, anche se non riesce a placare le polemiche.
Critiche analoghe sono state mosse anche da altre parti: dal centrosinistra, dove alcuni esponenti hanno ravvisato l’inutilità di facilitatori, e da Beppe Grillo che, dopo aver elogiato il Presidente della Repubblica per aver accolto la sua richiesta di una proroga del governo Monti solo per svolgere la normale amministrazione, adesso spara sui “badanti” prescelti dal Colle.
Fallito il governo di larghe intese, il centrodestra accarezza un altro sogno: quello di un ritorno alle urne a giugno. La paura che serpeggia nelle file del Pdl è quella di un nuovo Presidente della Repubblica (per il quale si inizierà a votare a metà aprile) che trovi una soluzione di governo che li escluda. Da qui la richiesta di voto immediato. Intelligente, a questo proposito, un’intervista sulla Stampa di Vittorio Feltri, editorialista molto ascoltato a destra: «Dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, bisognerà attendere che anche questo faccia i suoi tentativi per trovare un governo. In caso di fallimento ci vorrebbero altri 45 giorni per la campagna elettorale e tra una cosa e l’altra finiremmo per votare a fine giugno o ai primi di luglio, quando ormai già le mamme e i bambini sono in vacanza. Non mi sembra il caso». Feltri si dice sicuro sul voto a breve «ma non così presto. Anche perché andare a votare con la stessa legge elettorale di adesso, cosa cambierebbe?»
Clima surriscaldato, quindi, e pieno di contraddizioni, ma che consente in ogni caso di arrivare alle elezioni del presidente della Repubblica in un assetto istituzionale non caotico.