Pd, Renzi rompe la tregua "Stiamo perdendo tempo"
Tempo di lettura: 2 minutiEsce allo scoperto Renzi, dopo giorni di attivismo che lo hanno visto anche calcare le scene di Amici, il programma condotto dalla De Filippi, e dichiara guerra a Bersani. Lo fa in un incontro con la Cgil, sindacato finora vicino alla linea del segretario Pd, dichiarando che si sta solo perdendo tempo e che o si fa un accordo con Berlusconi o si va presto al voto. Insomma, più o meno quel che si dice dalle parti del Pdl. Nello stesso giorno i renziani avanzano una proposta di legge sull’abolizione del finanziamento ai partiti. Al di là del governo, che ormai è materia che riguarda il prossimo presidente della Repubblica, la spaccatura interna al Pd segna un primo passo verso l’elezione dell’inquilino del Colle. Renzi, con le parole di ieri, non voterà a scatola chiusa un candidato indicato da Bersani. C’è irritazione da parte dei dirigenti del Pd: tra gli altri, Fassina ha ricordato che la nomina dei consulenti incaricati di trovare punti di convergenza in vista di un prossimo governo non è farina del sacco di Bersani, ma iniziativa del Colle. Ma tant’è, il punto è dare un segnale e Renzi lo ha dato. Come anche Veltroni, che in un’intervista alla Stampa ha spiegato che per il Quirinale serve un candidato condiviso: insomma un no all’ipotesi Prodi, che tra l’altro non incontra simpatie nel centrodestra.
La sortita di Renzi complica anche un altro fronte: mediatori stanno cercando di attuare l’incontro tra Berlusconi e Bersani, auspicato di recente da quest’ultimo, e la rottura interna al Pd consegna all’avversario un partito spaccato e indebolito. Così Berlusconi ha agio per tentare le sue mosse. Tra queste sembra ci sia quella di indicare come candidato gradito al centrodestra Massimo D’Alema, considerato meno antagonista di Prodi. Proposta che potrebbe seminare scompiglio nelle file del centrosinistra (sempre che lo stesso sia disponibile al giochetto, che mira non tanto a portarlo al Quirinale, quanto ad affossare Prodi per individuare poi altre figure più gradite al centrodestra).
È la partita del Colle: complessa, importante e soprattutto trasversale. Nella Prima Repubblica i candidati Dc cercavano sponde nel Pci per affondare l’avversario interno. In fondo, almeno in questo, nulla è cambiato.