30 Aprile 2013

Scorte e protezione per tutti i ministri

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Tutti i ministri sotto scorta dopo l’attentato avvenuto a Palazzo Chigi. Anche perché tante cose di quell’avvenimento suscitano domande alle quali gli investigatori tentano di dare risposta. In particolare, davvero si è trattato di un gesto messo in atto da un disperato come lui stesso afferma? Alcuni indizi portano invece a pensare a un piano ben preparato. Anzitutto la matricola abrasa dell’arma: Prieti dice di averla acquistata a Genova, ma gli inquirenti sono convinti sia una pistola di provenienza malavitosa. Anche una punta di trapano, trovata nelle tasche del pistolero e probabilmente usata allo scopo, accresce questa convinzione.

Domande suscita anche la piantina di Roma nella quale erano stati contrassegnati luoghi focali, rinvenuta anche questa tra le cose di Prieti.

Ma i dubbi aumentano quando si consideri che l’attentatore si era vestito per l’occasione: giacca e cravatta simili agli addetti di Palazzo Chigi. E infatti è alquanto sicuro che lo scopo di Prieti era di esplodere i suoi colpi all’interno del Palazzo, dal momento che più volte aveva provato a superare gli sbarramenti affidandosi proprio a quel “travestimento”. Ha iniziato a sparare solo dopo che, per la terza volta, i carabinieri gli avevano sbarrato il passo (un attentato all’interno del Palazzo ne avrebbe aumentato la valenza “terroristica” e avrebbe sortito un maggiore effetto intimidatorio, rivelando carenze nella difesa delle Istituzioni).

 

Da verificare poi se davvero, come sembra da testimonianze, lo sparatore ha assunto posizione di tiro nel corso del suo blitzkrieg, cosa che denoterebbe un addestramento specifico. Certo è che ha mirato  bene, colpendo zone del corpo non protette dal giubotto antiproiettile. Cosa che denota anche freddezza: un disperato avrebbe sparato all’impazzata. E freddezza Prieti ha dimostrato anche al momento del suo trasferimento in treno da Gioia Tauro a Roma: tranquillo ha passato il vaglio dei controllori pur avendo nel borsello una pistola.

Infine, particolare non da poco: Prieti continua  a ripetere che voleva togliersi la vita dopo aver compiuto l’attentato. Ma allora perché cancellare la matricola all’arma? Che importa, se l’azione è suicida? Insomma, una bugia. E di bugie il killer ne deve aver dette anche altre…

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