Papa Francesco: la preghiera del popolo perché i pastori non diventino lupi
Tempo di lettura: 2 minuti«Un vescovo non è vescovo per se stesso, è per il popolo; e un prete non è prete per se stesso, è per il popolo», per pascolare «il gregge proprio» e «difenderlo dai lupi». Così Papa Francesco nella Messa del 15 maggio in Casa Santa Marta. «Noi – ha aggiunto il pontefice – abbiamo bisogno delle vostre preghiere» perché «anche il vescovo e il prete possono essere tentati […] anche noi siamo uomini e siamo peccatori». Due le tentazioni principali, spiega il Papa, citando sant’Agostino: «La ricchezza, che può diventare avarizia, e la vanità. E [Agostino] dice: “Quando il vescovo, il prete si approfitta delle pecore per se stesso, il movimento cambia: non è il prete, il vescovo per il popolo, ma il prete e il vescovo che prende dal popolo”. Sant’Agostino dice: “Prende la carne per mangiarla alla pecorella, si approfitta; fa negozi ed è attaccato ai soldi; diventa avaro e anche tante volte simoniaco”». Di qui il suggerimento a leggere il capitolo 20 versetti 28-30 degli Atti degli Apostoli, dove Paolo dice: «Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue. Io so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino di mezzo a voi sorgeranno alcuni a insegnare dottrine perverse per attirare discepoli dietro di sé». «Leggete questa bella pagina e leggendola pregate, – ha concluso – pregate per noi vescovi e per i preti. Ne abbiamo tanto bisogno per rimanere fedeli» e perché «il Signore ci difenda dalle tentazioni»: «perché se noi andiamo sulla strada delle ricchezze, […] della vanità, diventiamo lupi e non pastori».