Boldrini e Grasso debuttano al Quirinale
Tempo di lettura: 2 minutiI nuovi presidenti di Camera e Senato si presentano al Capo dello Stato, come da prassi. Una prassi antica, ma nuova, data la statura dei personaggi cui sono state affidate le massime cariche dello Stato, sotto l’incalzare di un anelito di novità che oggettivamente, al di là delle simpatie o meno, è stato incarnato dal movimento Cinque stelle. Laura Boldrini, presidente della Camera, ha lavorato a lungo all’Onu, ricoprendo a lungo la delicata carica di portavoce dell’Alto Commissariato per i Rifugiati (Unhcr). Piero Grasso, a lungo procuratore nazionale antimafia, è stato addirittura votato dai grillini, nonostante il veto posto da Grillo (sulla questione è nata una diatriba interna al movimento ancora in via di risoluzione). Al di là delle questioni poco importanti, resta che presidente della Camera è stata eletta una persona sensibile agli ultimi, come ha ricordato nel suo discorso di insediamento, nel quale ha anche detto: «Dovremo imparare a capire il mondo con lo sguardo aperto di chi arriva da lontano, con l’intensità e lo stupore di un bambino, con la ricchezza interiore inesplorata di un disabile».
Anche lei, come Piero Grasso nel suo discorso di insediamento, ha ricordato il sacrificio di Aldo Moro, che proprio il 16 marzo del ’78 veniva rapito in un agguato in cui furono uccisi tutti gli uomini della sua scorta (tutti finiti con il colpo di grazia, cosa mai fatta negli altri attentati ad opera delle brigate rosse, che in questo caso, a differenza di altri, avevano paura di lasciare testimoni oculari; particolare che fa pensare, e molto…). Ricordando lo statista democristiano, Grasso ha usato queste parole: «Sono trascorsi 35 anni da quel tragico giorno, che non fu solo il dramma di un uomo e di una famiglia, ma dell’intero Paese. In Aldo Moro il terrorismo brigatista individuò il nemico più consapevole di un progetto davvero riformatore: l’uomo e il dirigente politico che aveva compreso il bisogno e le speranze di rigenerazione che animavano dal profondo e tormentavano la società italiana. Come Moro scrisse in un suo saggio giovanile, “Forse il destino dell’uomo non è di realizzare pienamente la giustizia, ma di avere perpetuamente della giustizia fame e sete. Ma è sempre un grande destino”».
L’incontro dei presidenti di Camera e Senato con il Capo dello Stato è durato mezz’ora e nulla è trapelato di quanto è stato detto. Ma certo non è stata solo una formalità.