14 Gennaio 2015

Charlie Hebdo: due video, altre domande

Charlie Hebdo: due video, altre domande
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Un altro video della strage perpetrata presso la redazione di Charlie Hebdo, stavolta della Reuters. Riprende i due assassini, ormai in strada, che lanciano proclami di vittoria ed esultano per l’avvenuta vendetta. Girano tranquillamente attorno alla macchina, ricaricano le armi con assoluta tranquillità quindi, con altrettanta calma, partono, senza accelerare, andatura da pensionati.

 

Dalla strada, rimasta vuota fino a quel momento [non una macchina e siamo al centro di Parigi…], giunge un’automobile della polizia, con lampeggianti accesi ma senza le sirene che segnalano l’urgenza (più che un intervento, sembra passino di lì per caso, forse un controllo). Istanti di incertezza, poi i due attentatori scendono dalla macchina e iniziano a sparare. La macchina della polizia arretra e lascia via libera alla fuga (si poteva mettere la macchina di traverso e bloccare la strada, anche fuggendo, ma tant’é, il panico).

 

In un pezzo a commento del video, Marco Mensurati, sulla Repubblica di oggi, scrive: «A lasciare perplessi è soprattutto il ritardo con cui sembra essere scattato l’allarme [tra l’altro i giornalisti di Charlie Hebdo avevano avvertito la polizia e l’operazione è durata una decina di minuti ndr.] e l’assoluta tranquillità con cui i due assalitori sono riusciti ad allontanarsi dal luogo della strage. Un luogo che era ritenuto uno dei principali “obiettivi sensibili” non solo della Francia, ma dell’Europa».

 

Già, colpisce davvero tanto la calma e la tranquillità degli attentatori. Mancava che prendessero un cappuccino e una brioche prima di salire in auto. Come sapessero perfettamente quel che è accaduto, ovvero che la polizia sarebbe giunta sul luogo in colossale ritardo, nonostante nel Paese ci fosse massima allerta e nonostante la centralità della via nella quale è stato consumato il delitto. Avevano informazioni sulle falle della sicurezza francese? Ci sarebbe forse qualcosa da chiarire.

 

Sull’altro attentatore, quello che ha fatto strage nel supermercato kosher, individuato come tal Coulibaly, il giornalista di Repubblica pone altre domande. All’inizio era ritenuto un cane sciolto, quindi difficile da attenzionare per l’intelligence che non può certo monitorare tutti i cittadini francesi. Invece, spiega Repubblica: «Altro che cane sciolto: Coulibaly era il fulcro di una cellula molto strutturata, sostenuta – ancora non è chiaro con quanta intensità – da almeno tre organizzazioni terroristiche: l’Aqap (Al Qaeda nella penisola araba) yemenita, vicina ai fratelli Kouachi; l’Is,, a cui si era risvolto Coulibaly; ed infine – si è scoperto ieri – una “filiera afgana”». La moglie, Hayat Boumedienne, è ancora ricercata: è riparata in Siria, accompagnata in loco da Mohamed Belhoucine, fratello di un reclutatore di jihadisti finito in carcere due anni fa. Troppi cani sciolti in questa storia.

 

Nella giornata di ieri è stato diffuso un altro video dell’orrore, stavolta girato dall’Is con la consueta tecnica hollywoodiana (bravi registi questi terroristi). Non ne rimandiamo la visione, chi vuole lo cerchi da sé. Protagonista un bambino che, incitato dai soliti adulti farneticanti, giustizia con tragica freddezza due russi caduti nelle mani dell’organizzazione terroristica. Motivo dell’esecuzione: i due erano spie dell’Fsb, il servizio segreto russo, inviati in Medio Oriente per cercare informazioni utili per contrastare l’Is e, del caso, mettere fuori gioco l’attuale leader della legione del terrore, l’autoproclamato Califfo al Baghdadi.

 

I quotidiani hanno versato fiumi di inchiostro per descrivere l’orrore per il bambino giustiziere, cosa che purtroppo non è cosa nuova. Tante le guerre nelle quali sono impiegati bambini soldato. Tra l’altro all’inizio della guerra siriana riportammo una nota dell’agenzia Sir che dava notizia di come quelli che allora erano chiamati ribelli siriani, oggi Is e al Qaeda, sostenuti in maniera massiccia dall’Occidente, annoveravano tra le loro fila anche bambini… Ma il particolare in quel momento non faceva notizia, avrebbe incrinato la propaganda anti-Assad dell’informazione mainstream.

 

Nemmeno una riga, invece, dedicata alla triste sorte dei due agenti russi uccisi. Fossero stati agenti americani sarebbe stato un coro unanime inneggiante agli eroi caduti nella lotta contro il terrore… Tant’è.

Ma di questo video va sottolineato anche un altro aspetto, ben più importante.

 

Il filmato rende manifesto che la Russia è impegnata sul terreno nell’opera di contrasto al terrorismo. Solo la cecità, o peggio gli interessi geopolitici contrastanti, fanno sì che l’Occidente non coordini la propria azione di lotta al terrorismo con la Russia. Una necessità sulla quale nessun leader europeo ha speso una parola: un eventuale coordinamento allenterebbe l’isolamento internazionale di Putin, cosa che l’Occidente non vuole. Una cecità che, dopo l’attentato di Parigi, risulta criminale.

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