8 Luglio 2013

"Egitto, El-Din premier". Ma i salafiti lo bocciano

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Il partito islamico salafita sta assurgendo a ruolo di attore primario di questa delicatissima fase di transizione egiziana. Fervono le trattative per trovare una figura che traghetti l’Egitto a nuove elezioni e già gli islamici hanno bocciato i due nomi più autorevoli per ricoprire questo ruolo: il premio nobel per la pace El Baradei e il fondatore del partito socialdemocratico Bahaa El-Din, che in caso di nomina avrebbe scelto come suo vice proprio El Baradei. Uno dopo l’altro i nomi proposti dalle altre forze di opposizione sono stati impallinati dai salafiti dopo che già erano stati annunciati al popolo.

Altrove i salafiti hanno dato vita a movimenti di stampo terroristico, in Egitto ancora si muovono in alveo democratico, anche se il loro ideale di democrazia prevede l’introduzione della sharia. Il loro attivismo in Egitto preoccupa, e molto, non solo le altre forze di opposizione. Ieri Putin, a proposito dell’Egitto, ha parlato di «scenario siriano»: non è un esempio a caso, dal momento che Putin, che appoggia Assad, sa che bene che i salafiti, finanziati dall’Arabia Saudita, potrebbero impugnare le armi. Come anche i Fratelli musulmani, che la persecuzione ad opera dei militari rischia di consegnare al revanscismo.

Insomma la situazione potrebbe precipitare. C’è ancora tempo perché non accada. Ma non molto.

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