16 Luglio 2013

Falcone, il mistero dell'elicottero negato

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In un’intervista al periodico Piave, Luciano Tirindelli, uomo della scorta di Falcone – si salvò perché la mattina dell’attentato di Capaci fu sostituito -, sostiene che esisteva un elicottero destinato a vegliare dall’alto Giovanni Falcone, nome in codice Poli 59. Un velivolo che veniva usato spesso, ma che da un certo momento in poi fu negato. A obiettare all’uso dell’elicottero era il capo della squadra mobile Arnaldo La Barbera, che Tirindelli ricorda aveva «rapporti difficili» con il magistrato. Non spiega bene il motivo del diniego, Tirindelli, ma andava di pari passo ad altri richiesti dalla scorta, che si lamentava di questi inconvenienti con Falcone. 

Insomma può essere una storia di ordinaria divergenza di vedute circa le dotazioni della polizia. Ma i magistrati di Caltanissetta, che indagano sulla morte di Borsellino, vogliono capire.

Perché Tirindelli parla dopo anni? Lo spiegherà ai magistrati. La domanda vera è se una scorta aerea avrebbe potuto evitare Capaci. Difficile a dirsi. Ma certo poteva avere una visuale anche della collina dalla quale è stato azionato il telecomando. Forse avrebbe costretti gli attentatori, manovalanza di Cosa nostra, a nascondersi meglio, forse altro. 

Le dichiarazioni dell’agente di scorta di Falcone gettano un’ombra sul superpoliziotto Arnaldo La Barbera, ormai defunto, già discusso per le modalità con cui condusse l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, nella quale rimase ucciso anche Paolo Borsellino. Allora, nonostante le evidenze, diede retta a tal Scarantino, un pentito che portò l’inchiesta su una strada fuorviante. Tanto che oggi si ipotizza un depistaggio. Eppure sembra sia stato un buon poliziotto, La Barbera. Ma le cose siciliane sono complesse. E allora furono più complesse che mai.

Torneremo a parlarne.

 

 

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