Finmeccanica, vertici in manette
Tempo di lettura: 2 minutiL’amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi, finisce in carcere. Stesso provvedimento per Guido Haschke e Carlo Gerosa, cittadini svizzeri che operavano a Lugano in qualità di mediatori, almeno secondo l’accusa. Anche il Ceo di Agusta Westland, Bruno Spagnolini, è travolto dalla vicenda e finisce agli arresti domiciliari. Un terremoto che sconvolge quella che è forse la più importante industria italiana. Una vicenda che ha avuto un’impennata improvvisa, dopo che per lungo tempo l’inchiesta, nonostante le contestazioni mosse a Orsi fossero palesi, era rimasta sopita. La vicenda getta ombre sulla Lega, in particolare Maroni, che sembra esser stato il maggiore sponsor di Orsi, ma non solo. Più volte Mario Monti, durante il suo mandato a Palazzo Chigi, aveva respinto al mittente richieste di sostituire Orsi. Insomma, un terremoto, le cui onde telluriche rischiano di allargarsi ben oltre certi confini.
Sul fronte giudiziario si registra anche la conclusione delle indagini dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri: a Roberto Formigoni viene contestato anche il reato di associazione a delinquere. Anche in questo caso l’inchiesta, che aveva tenuto banco per mesi su tutti i giornali italiani, ha avuto un ritorno di fiamma. Formigoni si difende ironizzando: pensavo mi accusassero di strage.
Infine, la giornata giudiziaria ha registrato la condanna a dieci anni dell’ex capo del Sismi Pollari: la vicenda è nota, ovvero il rapimento dell’imam Obu Omar (avvenuto in collaborazione con la Cia), sequestrato in Italia e recapitato al Cairo per essere torturato. Ma l’ex raffaellita, come da intercettazioni telefoniche tra Pollari e il fondatore del san Raffaele don Luigi Verzé, protesta la sua innocenza. Tutta la vicenda si gioca sull’esistenza o meno, in questa oscura vicenda, del segreto di Stato: la Cassazione aveva deciso di farlo decadere, contro il parere di vari governi precedenti che l’avevano interposto in sede di dibattimento. Da qui la condanna. Ma il governo Monti ha sollevato ancora il problema. Insomma, la controversia è destinata a protrarsi. E la prescrizione incombe.