15 Dicembre 2015

Francia: perde il Front, ma anche il duo Valls-Sarkozy

Francia: perde il Front, ma anche il duo Valls-Sarkozy
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Le elezioni amministrative francesi sono andate come era ovvio andassero: alla fine destra e sinistra hanno fatto fronte comune e sconfitto il Front National. Risultato scontato, dunque, dal momento che al massimo il partito di Marine Le Pen poteva aspirare a prendere una regione, che avrebbe potuto rivendicare come una vittoria storica per il suo partito al quale l’asse degli opposti nega ogni chanche. Meno scontato è quanto accaduto all’interno della destra e della sinistra, laddove si giocava l’altra partita di queste elezioni.

 

Anzitutto il partito socialista: forte della visibilità mediatica e del suo piglio decisionista, il premier Manuel Valls si è giocato una grossa opportunità di diventare il prossimo presidente della Francia, carica alla quale aspirava ardentemente. In realtà la svolta decisionista seguita agli attentati parigini da lui ispirata non lo ha ripagato: chi vuole sicurezza vota Front.

 

Da qui il risultato mediocre del suo partito che penalizza non poco le sue aspirazioni: alle prossime presidenziali i socialisti hanno poche chanches di arrivare al ballottaggio finale e la candidatura dell’attuale presidente ne esce rafforzata. La forza di François Hollande sta nella sua debolezza, che può consentirgli di rastrellare voti nel variegato ambito della sinistra francese.

 

Anche questo spiega il fortissimo endorsement di Valls verso Nicolas Sarkozy e i Repubblicani: non potendo diventare re, tenta di diventare il kingmaker delle future presidenziali. Le previsioni, infatti, danno un futuro ballottaggio tra Front e Repubblicaines, dove i socialisti, come accaduto domenica, dovrebbero andare in soccorso di Sarkozy.

Un endorsement che è anche un passaggio di testimone con certo valore simbolico, dal momento che vede accomunati i dioscuri della nuova Francia, protagonisti del cambiamento radicale subito dalla politica transalpina negli ultimi dieci anni.

 

Sarkozy non ha solo cambiato nome al suo partito, già Ump, ma ne ha mutato radicalmente il volto: non più un partito che incarnava la Francia gollista, ma una formazione a vocazione atlantica e atlantista. Dal canto suo Valls incarna il nuovo volto del socialismo: liberista in economia e assertivo in politica estera e interna (la sua fortuna politica è legata all’immagine del socialista che sa usare il pugno di ferro, come fece da sindaco nei confronti delle banlieu parigine).

 

E però anche Sarkozy esce alquanto ridimensionato da questa tornata elettorale. Ha convinto il suo partito a inseguire il Front, copiandone temi e slogan, ma non gli ha sottratto voti, anzi dalla destra è sempre più incalzato.

 

Esattamente quel che gli rimproveravano le voci critiche all’interno del suo partito. Critici che ora hanno nuove frecce al loro arco e intravedono, forse con eccessivo ottimismo, la possibilità di un nuovo timoniere per il partito.

Sarkozy è estremamente coriaceo, come ha dimostrato in questi anni resistendo a rovesci politici e inchieste giudiziarie, ma di certo il risultato di questi giorni non lo aiuta.

 

Insomma, l’importanza di queste elezioni risiede non tanto nel mancato successo del Front, peraltro prevedibilissimo a motivo di una legge elettorale non democratica (un partito votato dal 27% dei francesi che non ha alcuna rappresentanza reale… ), ma in quanto avvenuto all’interno dei due partiti storici della Francia. Partiti che, al di là dei giochi futuri, hanno evidenziato tutta la loro distanza dalle esigenze reali del Paese, mobilitato solo grazie a una campagna all’insegna della paura (per l’eventuale successo del Front).

 

Un’evidenza clamorosa che dovrebbe rappresentare il punto di partenza per una seria riflessione all’interno dell’élite politica e culturale transalpina. Difficile avvenga, dal momento che i circoli culturali finanziari che stanno costruendo la nuova Europa perseguono un progetto oligarchico al quale nulla interessano i destini dei popoli.

Così il gioco della politica francese si riduce tutto all’esito delle presidenziali prossime venture: chi vince, ha vinto tutto. Il resto è materia di cronaca.

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