Giustizia, i ministri attaccano Renzi
Tempo di lettura: 2 minutiMatteo Renzi rottama anche l’amnistia. E a Bari, impegnato per il lancio della sua battaglia al Congresso del Pd, attacca la proposta avanzata dal capo dello Stato. Reazioni nel governo e nel suo partito, che invece l’avevano accolta con favore. Tra le tante, segnaliamo quella del ministro degli Esteri Emma Bonino: «Se Renzi è il nuovo che avanza fatemi il favore di ridarmi l’antico».
La sortita del designato leader del Pd è stata accolta con favore dall’ala dura del Pdl, impegnata in una lotta senza quartiere per il controllo del Pdl e per affrettare la caduta dell’esecutivo. Tanto che nella giornata di ieri, scrive la Stampa, sono riprese le chiacchiere tra politici «sui presunti rapporti tra Matteo e il super-falco berlusconiano Verdini, il primo originario di Rigano sull’Arno, il secondo di Campi Bisenzio». Ma al di là delle illazioni, resta l’obiettivo comune di porre fine alle larghe intese. Renzi negli ultimi tempi aveva assicurato fedeltà a Letta, ma il segnale di ieri è tutt’altro.
Una volta vinto il Congresso del Pd, il sindaco di Firenze avrà maggiori possibilità di riuscita. Per Letta la navigazione si annuncia più burrascosa che mai.
A proposito del Congresso del Pd, segnaliamo la freccia del satirico Jena, che ieri, nella sua rubrica sulla Stampa, ha scritto: «La sinistra italiana finirà nelle mani di Renzi, dove la parola chiave è finirà».
Per quanto riguarda l’amnistia, invece, le parole di Renzi suonano come un De Profundis: perché possa essere approvato il provvedimento necessita dei due terzi dei voti del Parlamento, cosa che al momento sembra impossibile.
È nota la massima di Voltaire: «non fatemi vedere i vostri palazzi ma le vostre carceri, perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione». Parole di stretta attualità. Che fotografano, stante la disumana situazione delle carceri – evidenziata anche dalla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo -, la barbarie nella quale è precipitata la nazione italiana.