23 Settembre 2014

Isis: s'avanza la santa alleanza

Isis: s'avanza la santa alleanza
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Gli Stati Uniti continuano a lavorare per mettere insieme la coalizione anti-Isis. La volenterosa armata della pace chiamata al compito sarà formata da tanti Paesi che hanno sostenuto l’Isis fino a ieri, ne conoscono i capi, con i quali hanno avuto un filo diretto, li hanno finanziati e armati finora. Ovviamente gli Stati Uniti hanno chiesto che cessino questi sostegni sottotraccia e i volenterosi hanno accolto senza riserve l’invito. Sarà, ma lo scetticismo è legittimo. Si lavora anche sul piano delle Nazioni Unite, finora escluse dai contatti, che forse potrebbero dettare limiti all’intervento. In realtà è ancora tutto nebuloso.

 

In tutto questo agitarsi spiccano alcuni motivi di interesse. Il Capo del Dipartimento di Stato Usa John Kerry ha detto più volte che Assad non potrà partecipare all’azione, nonostante sia notorio che il primo obiettivo dell’Isis sia quello di far cadere il governo di Damasco: è stato creato dagli Usa e dai Paesi del Golfo per questo scopo e finora ha lavorato in questa direzione.

L’esclusione di Damasco dalla coalizione risulta alquanto bizzarra: gli Usa sono entrati in campo perché, uccidendo due rerpoter Usa, l’Isis l’ha sfidata. Il governo di Damasco, che è stato sfidato da molto più tempo e che di cittadini decollati da questi macellai in camicia nera ne conta a migliaia non può farne parte. Misteri della geopolitica.

 

Altro problema è la possibile inclusione dell’Iran in questa avventura. Alti funzionari iraniani, riporta la Stampa del 22 settembre, hanno manifestato la volontà di Teheran di partecipare all’impresa, in particolare in ausilio al governo di Bagdad. Un aiuto fondamentale per il peso di Teheran sullo scacchiere mediorientale. Ovviamente chiedono che il negoziato per il nucleare iraniano, che da tempo si protrae per rimandi successivi, non incontri altri ostacoli.

Vedremo come si svilupperà questa trattativa, ma è complessa e presenta diverse incognite (Henry Kissinger, in un’intervista pubblicata sulla Repubblica dell’8 settembre, interpellato riguardo l’Isis ha risposto che la più grande minaccia globale resta l’Iran…).

 

Interessante il ruolo della Turchia, altro attore regionale di questa tragi-commedia. Finora ha nicchiato, anzi ha negato appoggio militare e diritto di sorvolo ai volenterosi a causa di alcuni ostaggi turchi, 49 in tutto, prigionieri dell’Isis. Un diniego che ha messo in ambasce l’alleanza, dal momento che l’appoggio turco è considerato fondamentale per la campagna militare. I malcapitati erano stati rapiti 100 giorni fa a Mosul, in Iraq. Sabato scorso gli ostaggi sono stati liberati, forse dietro pagamento di un riscatto, come dicono alcune fonti, forse attraverso trattative diplomatiche, come spiegano le autorità turche.

Quel che conta è che l’ostacolo al sostegno turco alle operazioni militari è stato rimosso. Ai 49 ostaggi turchi è andata bene: l’Isis di solito non fa trattative, uccide. Guadagnandosi nemici a suon di sgozzamenti. Nel caso specifico, invece, si sono guadagnati un nemico aggiuntivo mostrando una flessibilità finora sconosciuta. Misteriose le dinamiche che agitano la galassia di questi assassini in camicia nera (molti nemici molto onore).

 

Sull’annunciata campagna contro l’Isis, che molti analisti paventano durerà anni (senza peraltro addurre motivazioni convincenti), abbiamo pubblicato un’intervista a monsignor Georges Abou Khazen, vescovo di Aleppo, alla quale rimandiamo perché ci pare di indubbio interesse: chi sta sul campo ha una visuale migliore di tanti analisti da salotto che imperversano su giornali e Tv.

Piace però, in questa sede, segnalare un altro articolo pubblicato sul sito, stavolta dedicato al Boko Haram. Formazione legata ad Al Qaeda, questa organizzazione terrorista, come l’Isis, ha annunciato la nascita del suo califfato, sgozza cristiani, uccide in maniera feroce forse più di quanto fanno i suoi omologhi in Iraq e Siria.

Ultimamente Boko Haram sta dilagando sul terreno, conquistando città e villaggi. Tra l’altro incombe sulla Ue più o meno come l’Isis, dal momento che se la Nigeria diventa un grande Califfato può spargere il suo virus del terrore fino alle sponde del Mediterraneo.

E però mentre nel caso dell’Isis tutti i governi occidentali si sono prodigati a fornire armi ai curdi, si dicono disposti a inviare aerei e carri armati in appoggio a truppe di terra, al governo nigeriano finora non è stato mandato neanche un fucile a molla o una mazzafionda. Forse pesa il fatto che l’Isis ha mandato in mondovisione l’uccisione di alcuni giornalisti occidentali mentre Boko Haram si è limitato a sgozzare locali.

Ma resta la stranezza di considerare una minaccia per il mondo libero il primo e non il secondo. O forse le cose sono più semplici di quanto appaiono: ci si muove per interessi. Fare una guerra all’Isis permette alcune utilità geopolitiche, contrastare il Boko Haram no (anzi). E poi a morire in Nigeria sono solo persone di colore… la civiltà occidentale ha ben altro da pensare.

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