La svolta di Monti: se serve, ci sarò
Tempo di lettura: 2 minuti«Voglio che le forze politiche sappiano: non ho alcun piano per il futuro, ma voglio che sappiano, e che il mercato sappia, che sarò lì se ce ne sarà bisogno». Così Mario Monti dagli Stati Uniti, dove si è recato per l’Assemblea generale dell’Onu. Il Presidente del Consiglio italiano ha parlato del suo futuro politico in un incontro tenuto al Council on foreign relations, il tink tank più influente degli Stati Uniti. E lo ha poi ribadito in un’intervista rilasciata alla rete televisiva Bloomberg, nella quale ha ricordato, tra l’altro, incalzato da domande su Berlusconi, che fu proprio il suo predecessore a Palazzo Chigi a scoprirlo nel 1994, «quando sono diventato Commissario a Bruxelles».
L’annuncio di Monti ha suscitato reazioni diverse nei partiti che sostengono il suo governo: plauso nell’Udc, caute aperture dal Pdl. Diversa la reazione del Pd: Bersani ha manifestato la sua contrarietà, ritenendo conclusa la fase dei tecnici e reputando opportuno che la politica torni al suo posto. Due considerazioni. Da una parte nel Pd c’è ottimismo riguardo le prossime elezioni, anche per mancanza di avversari, ed un’eventuale Monti bis vedrebbe sì il partito democratico come azionista di maggioranza del governo, ma in una posizione poco influente, data l’autorevolezza ormai acquisita dall’attuale Presidente del Consiglio. Dall’altra, ha fatto notare anche ieri Bersani, la democrazia si basa sul consenso popolare che si esprime attraverso le elezioni: Monti, con questa “mossa del cavallo”, supera questo passaggio. Ma manca troppo tempo alle elezioni per dire se le dichiarazioni rese ieri alla stampa siano un vero e proprio stop a Monti o un punto di partenza per una trattativa sulla formazione di un eventuale governo. Sempre che le tante variabili in campo (primarie Pd, eventuale ritorno di Berlusconi, possibile boom elettorale di Grillo, corsa al Quirinale, per dirne solo alcune) non cambino completamente gli scenari sui quali si ragiona in questi giorni.