Libia, assalto agli Usa. Ucciso l'ambasciatore. Obama: "Faremo giustizia"
Tempo di lettura: < 1 minuteAttacco con armi pesanti contro il consolato Usa di Bengasi. Nell’assalto è stato ucciso l’ambasciatore degli Stati Uniti in Libia, asfissiato dai fumi di un incendio, e tre suoi connazionali. A scatenare la rabbia dei fondamentalisti la diffusione della notizia che negli Stati Uniti è in lavorazione un film offensivo della religione islamica e di Maometto, opera di un regista con doppia nazionalità, israeliana e americana. In realtà, secondo fonti dell’intelligence, la notizia del film è stata solo un pretesto. Si tratterebbe infatti di un’operazione studiata da tempo e accuratamente preparata da Al Qaeda in vista della ricorrenza dell’11 settembre, anniversario nefasto dell’attacco alle torri gemelle, e per qualche motivo slittata di un giorno (anche se già ieri, per gli stessi motivi, la sede diplomatica di Bengasi era stata teatro di disordini analoghi). L’amministrazione Obama ha accusato il colpo: l’attacco avviene nella fase cruciale della campagna elettorale e si teme un «Momento Carter». Ora come allora la cattiva gestione di una crisi innescata dall’attacco a un’ambasciata Usa in prossimità delle presidenziali (allora fu quella di Teheran), potrebbe costare la rielezione a un Presidente in carica. Consapevole di questo, il candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney ha subito attaccato il Presidente, accusando la sua linea morbida nei confronti dell’Islam. Obama ha parlato alla nazione, assicurando che gli Usa faranno giustizia degli aggressori. Un contingente di marines (200 uomini) e diversi droni sono stati inviati in Libia, dove, come dichiarato dal Presidente Usa, si coordineranno con il governo locale per un’azione mirata contro i responsabili dell’accaduto.