Lo 007: "Ablyazov a Roma fino al 26 maggio"
Tempo di lettura: 2 minutiIl giallo Ablyazov infiamma il dibattito politico. Il Capo della Polizia ha messo a punto un documento nel quale si descrive quanto accaduto intorno al rimpatrio forzato della Shalabayeva e di sua figlia di sei anni. Descrivendo le dinamiche, i rapporti occorsi tra i diversi funzionari che si sono occupati della questione e sugli incontri tra questi e l’ambasciatore kazako, che ha sollecitato il rimpatrio delle due vittime della vicenda. Alfano lo userà per relazionare al Parlamento, provando a difendersi dal fuoco incrociato e tentando di accreditare la sua tesi: a sbagliare sono stati i suoi sottoposti e la polizia, lui era all’oscuro. Ma forse non basterà. Anche perché Sel e M5S hanno presentato una mozione di sfiducia contro il ministro degli Interni, che potrebbe essere appoggiata anche da settori del governo.
Così scrive Franco sul Corriere della Sera: «Che il bersaglio sia Alfano, è chiaro dall’inizio. Oltre che ministro dell’Interno è vicepremier. E sia nella sinistra antigovernativa, sia in quei settori del Pdl che inseguono una crisi di governo, lo si vuole abbattere per far crollare tutto».
Già, perché a tirare al piccione è la sinistra renziana, che potrebbe permettersi anche di votare a favore dalla mozione di sfiducia presentata da Sel e M5S, ma se si andasse al voto segreto, potrebbe spuntare anche il “fuoco amico”.
Momenti delicati, governo in bilico, c’è da attendere.
Al momento due osservazioni: Abyazov non è Sakharov. Ma un personaggio che ha condiviso il potere dell’autarca di Astana, diventando un potentissimo oligarca, per poi tentare di fregare il suo padrino politico tentando una rivoluzione colorata in Kazakistan. Una delle tante che si sono succedute, in varie forme, nei Paesi dell’Est dopo la caduta dell’Unione sovietica, incoraggiate a finanziate dall’Occidente. Pare si sia rubato qualcosa come 6 miliardi di euro, al momento di trovare rifugio a Londra. Questo non vuol dire che il rimpatrio della moglie e della figlia fosse atto dovuto, anzi; vuol dire solo che la parola “dissidente”, usata spesso in questi giorni per indicare il personaggio – anche su queste colonne, per esigenza di sintesi -, in genere indica altro.
Altra osservazione riguarda la rivelazione di un’agenzia investigativa che spiava l’oligarca, il quale fino a fine maggio si trovava in Italia con moglie e figlia. Il lavoro gli era stato commissionato da un’agenzia investigativa israeliana. Sarebbe da capire perché questi ultimi seguissero il personaggio. Forse verranno contattati, più probabile accada il contrario. Ma è da capire anche il ruolo dell’agenzia italiana che stava seguendo Ablyazov. Hanno sorvegliato la sua casa e monitorato gli spostamenti suoi e dei suoi familiari, ha raccontato il titolare in un’intervista alla Stampa, fino al momento del blitz delle forze di sicurezza italiane che hanno ricondotto i familiari di Ablyazov in patria. Insomma sapevano che il dissidente da 15 miliardi di dollari era già andato via da tempo quando la polizia italiana interviene su sollecitazione dell’ambasciatore kazako. Un’irruzione diretta a rimpatriare lui, non i suoi familiari. Ed è presumibile che anche i servizi segreti italiani sapessero della sua ripartenza. Infatti i servizi non potevano non monitorare la presenza in Italia del più importante ricercato kazako, il quale, tra l’altro, gode della status di rifugiato in Inghilterra e per questo è protetto anche dalle autorità inglesi.
Possibile che nessuno si fosse accorto che il magnate Ablyazov si era già involato? Insomma, c’è molta confusione sul pasticciaccio kazako, molta approssimazione da parte dei nostri funzionari di polizia e di altri. E tante domande inevase; tra le tante, sulle quali rimandiamo alla lettura dei giornali, una ancora non posta: un “trappolone”?