L'ultimo Angelus di Ratzinger "Non abbandono la Chiesa"
Tempo di lettura: 2 minutiQuello di ieri è stato l’ultimo Angelus di Benedetto XVI. Oltre centomila persone in piazza san Pietro hanno pregato con il Papa e hanno ascoltato le sue parole a margine della preghiera. In una successiva nota daremo conto della parole del Papa, in questa sede serve solo registrare il dato. E per riportare le parole del cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, pubblicate sulla Stampa di oggi, il quale ha detto: «Stamane ho visto l’Angelus, l’ultimo di Benedetto XVI, da una parte ho provato tristezza dall’altra mi ha rafforzato la motivazione a pregare per lui, per lui e per tutta la Chiesa, affinché venga presa la giusta decisione, perché questa è la più grande responsabilità che i cardinali abbiano mai avuto». E c’è tanto conforto in queste parole finali. Mai la Chiesa ha attraversato una temperie simile. E non si tratta dei vari scandali, dei peccati contro il sesto e il settimo comandamento (e magari altri) compiuti dagli uomini di Chiesa. Ai tempi dei Borgia più o meno era la stessa cosa. È a tema altro e più importante, ovvero quel che il Papa ha voluto richiamare annunciando l’Anno della Fede: il fatto che la Chiesa non riesce più a comunicare quello per cui esiste, l’unica ragione per cui esiste, Gesù Cristo. Come ha ricordato il Papa nell’Angelus di domenica scorsa, con quella drammatica domanda: «Siamo a un bivio: vogliamo seguire l’Io o Dio?». Non ha detto: «i fedeli sono messi davanti a un bivio», ma ha detto «noi siamo a un bivio». Si rivolgeva ai fedeli, certo, ma soprattutto agli uomini chiamati a guidare su questo mondo la Sua Chiesa. La Chiesa rimanda ad Altro, a quel Dio misterioso che per amore si è fatto carne nel ventre della Vergine Maria, è morto per noi ed è risorto al terzo giorno, oppure comunica soltanto se stessa, diventando così qualcosa di umano? Questo e non altro è a tema, la grande domanda che si pone in un momento così drammatico. Il peccato, diceva Peguy, è dello stesso ordine della Grazia. Perché il peccato è contro Qualcuno, evidentemente contro Dio. Per questo è dello stesso ordine: perché riconosce l’Altro, pur opponendosi (o umilmente chiedendo perdono). Quando invece si serve l’Io, il proprio o quello altrui (quanti padroni ha chi non serve l’unico Signore), si entra in un altro ordine, che è quello umano, che non ha nulla a che vedere con il sovrannaturale e con la misericordia che è propria di questo ordine.
Concludiamo segnalando il prosieguo del bombardamento pre-conclave: un altro cardinale è stato raggiunto dall’accusa di pedofilia, si tratta del cardinale Keith O’Brien. Si tratta di un’accusa vecchia, ma rispolverata per l’occasione. Comunque il porporato ha voluto rassegnare le dimissioni, annunciando che non parteciperà al Conclave. Il gesto del cardinale scozzese, pur stimabile da un punto di vista dell’immagine, pone un precedente: ora tutti saranno autorizzati a chiedere che anche gli altri cardinali inseguiti da accuse di aver coperto crimini di pedofilia rinuncino al Conclave. E se il bombardamento continua? Se alla pattuglia di porporati cui si contestano queste scelte si aggiungessero altri, magari accusati di altri crimini? Non è un’ipotesi remota, anzi. È prevedibile che le bombe, da qui al Conclave, continueranno a cadere. Vedremo.