Miliband, il pupillo di Blair dice "goodbye" alla politica
Tempo di lettura: < 1 minuteDavid Miliband si ritira. L’inghilterra perde uno dei protagonisti della politica nazionale degli ultimi anni. Ministro degli Esteri con Tony Blair, carica che gli aveva regalato visibilità e consenso, era stato protagonista della disfida familiare consumata all’interno dei laburisti al momento dell’addio di Gordon Brown (2010). Nella corsa alla segreteria del Labour vinse il fratello più piccolo, Ed, vicino al leader uscente, e non lui, nonostante potesse contare sull’appoggio del potente Blair. Famiglia ebrea, quella dei Miliband, ebrei polacchi per la precisione, quella sconfitta aveva un sapore biblico, laddove nell’Antico Testamento Dio sceglie sempre il più piccolo dei fratelli. Dopo anni di convivenza con Ed, ma sempre in seconda linea nell’ambito del partito, David sceglie la via dell’esilio: lascia la politica attiva e va negli Stati Uniti. Con la sua dipartita finisce il blairismo, che ha caratterizzato un’epoca controversa: un modo di concepire la sinistra altro e diverso da quello tradizionale. Che ha guadagnato consensi, ma anche critiche (in particolare il blairismo ha avuto il limite, tragico, di rimanere schiacciato su posizioni neocon negli anni dell’amministrazione Bush).
C’è chi ipotizza che questo esilio volontario di David sia un modo per lasciar campo libero al fratello in vista di una rivincita successiva, in particolare dopo un’eventuale sconfitta di questi alle prossime elezioni. Se così fosse, resta il problema tempo. In politica è fattore primario: i progetti a lungo termine comportano incognite di difficile gestione.