Niente Convenzione La strada delle riforme parte in Parlamento
Tempo di lettura: < 1 minuteGaetano Quagliarello, figura che sembra accreditata di un ruolo chiave per dar vita alle riforme costituzionali, ha spiegato al Capo dello Stato che l’organismo per attuare l’atteso cambiamento costituzionale non sarà più una Convenzione, ma il Parlamento. Una decisione maturata dalla convergenza di un ampio schieramento politico, anche per evitare che un’eventuale Convenzione diventi motivo di divisione e di contraltare mediatico al lavoro del Parlamento.
Alla guida della Convenzione si era auto candidato Berlusconi, che però oggi ha altri problemi, di natura giudiziaria: dopo esser stato condannato per i diritti Mediaset, da ieri dovrà guardarsi anche da Napoli. I pm campani hanno chiesto il suo rinvio a giudizio per l’accusa di aver “comprato” senatori afferenti allo schieramento avversario causando la caduta del governo Prodi.
Un’accusa che rischia di creare un precedente: è alquanto usuale che i governi nascano e muoiano grazie alla defezione di alcuni componenti dello stesso. A volte queste dissociazioni sono dettate da motivi alti, altre da motivi meno commendevoli. Lo stesso Bersani, di recente, ha fatto di tutto perché alcuni grillini tradissero il loro partito per dare la fiducia al suo eventuale governo. Certo, una cosa è avviare una compravendita, altro è una dissociazione politica. Ma vi sono casi di ricompense posteriori per parlamentari transfughi da uno schieramento all’altro: posti di ministro, da sottosegretario, o anche collocazioni alla guida di Enti pubblici e via dicendo. Forse occorrerebbe chiarire meglio la materia, per non lasciare alla magistratura un potere discrezionale potenzialmente eversivo.