Nuovo avvertimento di Riina: lasciatemi in pace
Tempo di lettura: < 1 minuteTempo fa Riina aveva parlato, spiegando come lo Stato lo avesse contattato per una trattativa, specificando però che non esiste alcun papello (cosa invece alquanto acclarata), e che lui era un andreottiano. In molti si erano interrogati su queste dichiarazioni, anche perché Riina non aveva mai parlato prima. E anche perché in realtà non erano sue dichiarazioni, ma confidenze che avrebbe fatto a due guardie carcerarie poi riportate in una relazione di servizio.
Sulla stranezza di queste rivelazioni tardive ci eravamo già soffermati, come anche sulla modalità delle stesse. In realtà un pentito che parla per interposta persona non si era mai visto, come anche un pentito a mezzo servizio.
Bene, ieri gli avvocati del boss di Corleone hanno detto che le due guardie carcerarie hanno inventato tutto e che Riina non ha mai detto le cose da loro riferite.
Ora esiste un problema: a parte gli avvocati, nessun altro potrà mai dire che le guardie hanno inventato tutto, per una serie di ragioni che sarebbe lungo elencare – non solo le inevitabili querele. Così occorre trovare una via di uscita per chi ha tirato fuori dal cilindro l’ennesima boutade intessuta di mafia style, salvando capra e cavoli. Due sono le strade: lasciare che la vicenda cada nell’oblio (ma inevitabilmente, prima o poi sarà usata in articoli complottistici) e derubricare le false dichiarazioni di Riina in veri segnali che, dato il personaggio, sono giocoforza ambigui e imperscrutabili.
I misteri della mafia sono tanti e, purtroppo, a differenza di quelli del rosario, sono solo dolorosi. Chi ha il compito di fronteggiarla, e il riferimento è alle istituzioni, dovrebbe dispiegare azioni di contrasto nitide. Le ambiguità favoriscono il nemico.