Pd, crolla il tesseramento Voto agli iscritti? I bersaniani restano soli
Tempo di lettura: < 1 minuteRenzi sfoga al Tg2 la sua amarezza e spiega che a volte ha la tentazione di far saltare il tavolo del Pd. A sconcertarlo è il lavoro dei seguaci di Bersani, che tentano di creare uno sbarramento per le primarie programmate per il prossimo ottobre. Solita diatriba: Renzi le vuole aperte, Bersani vorrebbe che, attraverso modalità da fissarsi attraverso regole, si esprimesse il popolo della sinistra. Altrimenti, ha detto, si rischia che Briatore vada a votare per Renzi. C’è una logica in questo, ma la partita dell’ex segretario sembra persa in partenza, dal momento che anche i grandi vecchi del Pd, D’Alema e Veltroni, come anche la corrente dei giovani turchi, che sta acquistando sempre più peso nel partito, concorda con l’idea del sindaco di Firenze. Altro nodo è il tentativo di distinguere tra segretario e candidato premier, cosa che Renzi non vuole assolutamente, dal momento che ne minerebbe il potere. Insomma, il fermento all’interno del Pd è altissimo.
Veltroni ormai è salito stabilmente sul carro di Renzi. Come anche Franceschini, il quale resiste ai suoi che gli dicono: «Guarda che Renzi non è un vero democristiano: se vince non fa prigionieri» (riecheggiando la famosa frase di Previti – «non faremo prigionieri», appunto – all’indomani della vittoria di Berlusconi del ’94). D’Alema fa aperture notevoli ma, allo stesso tempo, ha lanciato al tempo la candidatura di Cuperlo, ieri riconfermata dopo un po’ di incertezza. Insomma Renzi diventerà leader, ma di un partito che appare più diviso che mai. E che potrebbe spaccarsi, prima o dopo la sua incoronazione a leader nazionale. Finirebbe così l’ultimo partito consistente del quadro politico italiano. Un’ulteriore scomposizione che potrebbe portare a nuove riaggregazioni o, prospettiva infausta, a una competizione tra partiti in grado di arrivare al massimo al 10-15 % dei consensi. Rischio anarchia.