Prodi affonda, Bersani lascia e accusa
Tempo di lettura: < 1 minuteFranchi tiratori abbattono la candidatura Prodi. Una candidatura di lungo corso, e a lungo contrastata, gestita in maniera suicida dal segretario del Pd (tra l’altro sembra ci sia stata anche l’ipotesi di un sostegno del M5S – il loro candidato, Rodotà, avrebbe rinunciato e aperto la via al candidato del Pd – ma che sia sfumata proprio per l’inaffidabilità del Partito democratico). Bersani, in un drammatico discorso ai “suoi” accusa: uno su quattro è un traditore. Un j’accuse che prelude alle dimissioni da segretario, annunciate per il termine delle operazioni di voto per il Quirinale. Inutile cercare di dare un volto ai tanti del Pd che hanno votato altro, dal momento che le accuse si incrociano, ma certo D’Alema e Renzi, per motivi diversi, restano i maggiori sospettati.
Ora il Pd ha il compito di cercare un altro candidato. Da capire se cercherà un nome condiviso con il Pdl, con il M5S o cercherà di tirare per la sua strada, anche se con un partito così diviso è arduo individuarla. Nelle votazioni di ieri sono saliti i consensi a Rodotà, mentre voti sono andati anche alla Cancellieri sostenuta da Monti, altro possibile punto di convergenza per diversi. Ma restano in corsa Giuliano Amato, la cui candidatura diventa sempre più forte, e D’Alema, anche se la sua elezione appare al momento improbabile; tra l’altro i due condividono da tempo la gestione del tink tank Italianieuropei.
Per Prodi, che ieri ha perso anche uno dei suoi più fidati consiglieri, Angelo Rovati, quella di ieri non è stata una bella giornata. Dovrà fare altro. Altrove.