Rabbia e morte nelle ambasciate all'ombra della bandiera nera
Tempo di lettura: < 1 minuteSi allarga la protesta anti-americana causata da un film offensivo contro la religione islamica prodotto negli Stati Uniti. Le manifestazioni sono continuate in Libia, Egitto, Yemen, mentre altre sono scoppiate in Sudan, Tunisia, Malesia, Bangladesh e Libano. Negli scontri sono morte almeno 8 persone. Oltre alle sedi diplomatiche Usa, attaccate anche quelle tedesche e inglesi. Il presidente egiziano Mohamed Morsi ha dichiarato: «Alla minoranza che cerca di rovinare i rapporti tra i popoli diciamo che commette crimini contro la nostra fede». Il presidente Obama ha reso omaggio alle vittime dell’attacco al consolato Usa di Bengasi e ha ribadito che gli Stati Uniti faranno giustizia dei loro carnefici. Il candidato repubblicano alla Casa Bianca Mitt Romney continua ad attaccarlo, ma ha dovuto in qualche modo correggere la linea, incalzato anche da opinionisti conservatori: gli Usa sono sotto attacco e le critiche al presidente in carica non devono oltrepassare una linea rossa, pena l’indebolimento della nazione. Si era creduto che questa crisi avrebbe creato a Romney una finestra di opportunità per risalire nei sondaggi, che lo vedono sfavorito rispetto a Obama, ma finora non è andata così.