Terzi lascia caos sui marò
Tempo di lettura: 2 minutiIncontro tra Bersani e i segretari di Lega e Pdl. A fronte di un comunicato ufficiale del M5S che ribadisce la sua contrarietà a ogni accordo con il Pd, la via di un’intesa più larga sembra al momento l’unica realista. Non un governissimo, ha spiegato Bersani, ma un governo Pd sostenuto in qualche modo da altri, trovando una formula ricavata dai meccanismi parlamentari (assenza in aula al Senato al momento del voto di fiducia o altro). Un sostegno esterno a un governo Pd che, su un altro piano, trovi intese con i partiti che l’appoggiano per varare una riforma costituzionale. Insomma, al di là delle formule, quello che si immaginava all’indomani dei risultati elettorali.
Ieri è stata anche la giornata del colpo di scena all’interno del governo uscente: il ministro degli Esteri Giulio Terzi si è dimesso. Irritazione nel governo e al Colle, perché la decisione non era stata comunicata (cosa del tutto irrituale) e perché, all’atto di lasciare, il ministro ha accusato i suoi colleghi di governo: non avrebbe condiviso la restituzione dei due militari italiani all’India. Così, nel dibattito in aula, è stato il ministro della Difesa a dover spiegare i passaggi della vicenda, che ha segnato una pagina buia della diplomazia italiana. Dibattito che ha visto anche l’intervento della moglie di uno dei marò, presente nel pubblico, che ha urlato la sua rabbia per la gestione del caso. E quello di un parlamentare grillino (che ha raccolto plauso generale), il quale ha chiesto se nell’oscura vicenda avessero un ruolo le tangenti Finmeccanica, quella compravendita di elicotteri italiani all’India sulla quale la magistratura italiana ipotizza siano stati lucrati illeciti profitti.
Resta l’assurdità di un braccio di ferro con l’India, impossibile da sostenere per l’Italia, come si è visto. Oltre al rischio di una guerra commerciale, era evidente la non sostenibilità di una prova di forza internazionale con il gigante asiatico. Un tempo la diplomazia italiana era famosa per la capacità di trovare soluzioni fantasiose alle controversie internazionali, anche più difficili di questa. Tanto che spesso è stata chiamata a mediare in scenari che non afferivano al nostro Paese. Oggi è tutt’altro, almeno al momento.