Tra Monti e Bersani nuovo duello sul ruolo di Vendola
Tempo di lettura: 2 minutiDopo l’apertura di Bersani a Monti dalla Germania e la positiva risposta di quest’ultimo, è il momento di una rinnovata presa di distanza. Cosa alquanto scontata: nessuno dei due può andare alle elezioni con l’accordo già in tasca, pena la perdita di voti.
E però in questa nuova fase emerge prepotentemente un nodo nuovo e stavolta reale: Monti chiede a Bersani di rinunciare all’alleanza con Vendola. La risposta di Bersani è pacata e allo stesso ferma nel respingere un’ingerenza indebita nel suo schieramento. Un po’ meno quella di Vendola, che ribadisce l’incompatibilità tra Sel e il centro di Monti. Insomma, se allenza dev’essere, non nel suo nome.
Certo, al momento questa polemica fa solo guadagnare voti a Vendola, grazie a una rinnovata visibilità dopo un periodo di appannamento, e accredita Monti come paladino anti-estremista, dandogli agio di recuperare a destra, cioè dove perde consensi a causa della sbandierata alleanza con il Pd.
Ma resta, e qui è il punto, la difficoltà di mettere in rapporto il centro di Riccardi, Montezemolo, Casini e Monti con il Sel di Vendola. Un’ombra su un futuro governo.
Già diversi protagonisti, o presunti tali, della politica italiana hanno iniziato a parlare di un governo a tempo. Sei mesi, un anno, poco più prima di cadere.
Sarà uno dei problemi che Bersani dovrà affrontare, in caso di vittoria. Problema non indifferente: lo spettro della caduta del governo Prodi deve far riflettere. Servirà dar fondo all’arte della mediazione, un’arte antica, di cui erano maestri i democristiani.
A destra continua la rimonta di Berlusconi, che ora promette di togliere anche il redditometro. Al di là della possibilità o meno di dar seguito alle promesse elettorali (certo la coerenza non è il suo forte), il Cavaliere si accredita come campione della detassazione. Se guadagna tanti consensi è anche perché il drenaggio fiscale durante il governo precedente è stato feroce. Anche se non vincerà, come sembra, avere un’opposizione che incalza sul punto non può che far bene all’Italia.