Trasferito il braccio destro di Bertone l'ultima nomina a sorpresa del Papa
Tempo di lettura: 2 minutiMonsignor Ettore Balestrero, sottosegretario della sezione Rapporti con gli Stati presso la Segreteria di Stato vaticana, viene nominato nunzio apostolico in Colombia. Un fulmine a ciel sereno, dal momento che la nomina è del tutto inattesa ed è suonata a tutti gli osservatori vaticani come un allontanamento del monsignore dalla Curia. Monsignor Balestrero è stato a lungo il braccio destro di Tarcisio Bertone e, in questo senso, è sembrata anche un segnale indirizzato al segretario di Stato, da tempo al centro di polemiche. Anche se l’interpretazione sembra fuori luogo, dal momento che il porporato salesiano vede premiato un altro dei suoi fedeli collaboratori, il professore Giuseppe Profiti, che è stato nominato, con il vescovo Filippo Iannone, vicario dell’Idi, l’Istituto dermatologico dell’Immacolata, da tempo in cattive acque dal punto di vista economico e amministrativo.
Continuano le voci su Vatileaks: sembra che il Papa abbia intenzione di mettere a conoscenza tutti i porporati che parteciperanno al Conclave del contenuto della relazione finale sul caso, anche se omettendo nomi e altre circostanze specifiche, che saranno rese note solo al suo successore. Questo per far prendere visione a tutto il Collegio dello stato in cui versa la Curia romana, dal momento che la relazione sembra abbia messo a nudo circostanze incresciose interne all’organo che presiede la Chiesa cattolica. Insomma un’operazione trasparenza e, allo stesso tempo, uno stimolo per i porporati affinché siano consapevoli che il successore dovrà in qualche modo rimettere a posto certe distorsioni che si sono avute in questi anni.
Continuano intanto anche le indiscrezioni sul Motu Proprio del Papa. A questo proposito sul Corriere della Sera è apparso un interessante articolo a firma di Massimo Franco che spiega come nel Motu Proprio si vorrebberero anticipare i tempi del Conclave, data l’assenza dei novendiali (i giorni di lutto per il Papa). Questo perché più si allungano i tempi, più c’è tempo per alimentare scandali e fare pressioni sui cardinali. Franco parla a questo proposito della sindrome dei “dieci piccoli indiani”, il giallo di Aghata Chsitie nel quale i vari protagonisti muoiono uno a uno. Così i vari candidati al papato potrebbero cadere sotto il fuoco di fila di accuse e dossier pilotati, più o meno veritieri. Questa la conclusione dell’articolo: «in vista del Conclave, se le accuse fossero prese per buone e tradotte in veti, gli “indiani” in panni cardinalizi a rischio di autoesclusione saranno di più. Tutti travolti da simbolici “avvisi di garanzia” che il tribunale di settori dell’opinione pubblica consegna attraverso scorciatoie controverse. “Mai come in questi giorni capiamo l’importanza che il Conclave sia a porte chiuse e organizzato in modo da evitare qualunque contatto e condizionamento esterno”, si fa notare. Forse, l’idea di anticiparlo di una settimana nasce anche dalla preoccupazione di fare presto: non ad eleggere il nuovo Papa, ma a cominciare il Conclave in modo tale che i cardinali siano soli con se stessi; e soprattutto che ci siano tutti, perché “quanto sta accadendo rischia di far saltare le procedure”, si sottolinea. “Per i cardinali la partecipazione “non è facoltativa: è un obbligo. Sono nominati dal Papa proprio in vista dell’elezione del successore. È impensabile che le pressioni possano impedire a qualcuno di esserci”. Eppure, il passo indietro di Benedetto XVI ha già dimostrato quanto sia diventato insondabile il destino della Chiesa».