Tunisi, ucciso l'uomo della Primavera
Tempo di lettura: < 1 minuteChokri Belaid, leader del Fronte popolare e coofondatore di Nidaa Tounes, partito dei patrioti democratici, è stato ucciso sotto casa a Tunisi. I leader di Ennadha, il partito al governo, parlano di omicidio politico, ma devono subire la furia popolare che li addita come i mandanti dei killer o, quantomeno, come conniventi.
Bobo Craxi, che ben conosce il Paese, parla di analogie con il delitto Matteotti. Delitto attribuito al Duce e che fece svoltare ancora più a destra, con derive ancora più autoritarie, la politica italiana. In sostanza, quello di Belaid sarebbe un delitto fatto da altri per condizionare il partito al governo, quella Ennahda che, nelle intenzioni dei suoi fondatori, voleva essere una sorta democrazia cristiana ma di ispirazione islamica.
Al di là delle interpretazioni, certo è che il delitto ha infiammato il Paese e che gli scontri che già ieri si sono scatenati in piazza non sono che le prime avvisaglie di un nuovo e più duro periodo di turbolenza all’interno del Paese.
Ma il delitto ha anche un valore altamente simbolico: in Tunisia ebbe inizio due anni fa la Primavera araba (un mese fa la ricorrenza puntuale). Così, l’omicidio di Belaid è anche un segnale importante: quella stagione così carica di speranza per il mondo arabo (Libia e Siria sono altro e opposto) va a chiudersi.
Questo almeno nelle simbologie del delitto. La storia, per fortuna, non è fatta solo di simboli e assassini.