"Via i carrieristi dal Vaticano Tornino nelle parrocchie"
Tempo di lettura: 3 minutiPrima riunione di Papa Francesco con il Consiglio degli otto (il cosiddetto G8), ovvero le otto personalità alla quali il vescovo di Roma ha affidato il compito di dare indicazioni per la riforma della Curia. Previsto un rimescolamento di uomini, con allontanamenti, indicativo in tal senso il titolo della Stampa (anche se i carrieristi ecclesiastici non necessariamente hanno la loro residenza in Vaticano).
Ma non si tratta solo di un cambio di uomini: sarebbe davvero irrealistico, oltre che contro il Vangelo, immaginare di eradicare una volta per tutte la zizzania dal Vaticano. Nessuna riforma può farlo in maniera definitiva, dal momento che il peccato è inestirpabile. Quel che serve in un riforma che voglia minimizzare i rischi di un avvitamento nella burocrazia e nel carrierismo, e in altre sciagure peggiori, è stabilire dei meccanismi di controllo efficaci per garantire trasparenza.
Ma anche uno snellimento della macchina vaticana che nel tempo si è fatta elefantiaca, con il proliferare di Congregazioni e di Pontifici consigli, troppo spesso autoreferenziali, e con l’opacità degli Istituti economici. Anche qui si tratta di un ritorno all’essenzialità richiesto nel Conclave. Ed è possibile anche un ridimensionamento del ruolo del segretario di Stato, così da evitare nel futuro che tale figura possa essere considerata una sorta di “numero due” del Vaticano, così da diventare ingombrante e a rischio al di là della persona che ricopre la carica (Parolin in questo senso, oltre ai tanti pregi, è garanzia di discrezione). Forse un modo per evitare il carrierismo vaticano molto facile da attuare potrebbe essere quello di evitare quell’automatismo per il quale la persona chiamata a guidare una Congregazione diventa cardinale. Oppure dare seguito a quell’accenno del Papa fatto in un’omelia nella quale elogiava la stanzialità dell’episcopato. Ma tali misure al momento non sembrano essere a tema.
Vedremo quel che uscirà fuori. Una cosa è certa: la riforma della Curia è necessaria, ma da sola non guadagnerà una sola anima al Paradiso. Se ha un senso è quello di far sì che l’Istituzione accompagni o almeno non ostacoli eccessivamente l’opera di testimonianza e di evangelizzazione propria della Chiesa, che è altro dal Vaticano e abita e vive nelle strade di questo povero mondo, per parafrasare Francesco. In questo, però, occorre non alimentare eccessive illusioni, dal momento che capita spesso imbattendosi nelle vite dei santi di vedere in azione il freno delli superiori. Cosa avvenuta anche in tempi nei quali la Curia era meno “chiacchierata”.
E tenendo presente che molto più che una riforma della Curia alla Chiesa serve la grazia del Signore, i santi, e i Suoi miracoli. In questo senso, piace ricordare che pochi giorni fa è stato riconosciuto un altro miracolo avvenuto a Lourdes. Ecco, questa cosa serve più alla Chiesa e al mondo che non l’abolizione di un Pontificio consiglio del quale importa poco o nulla a nessuno. Quando è chiaro questo, allora si può guardare ai tentativi di riforma della Curia, che pure devono essere fatti, con certa ironia, della quale anche Francesco ha fatto pubblico elogio recentemente, nella consapevolezza che nonostante i poveri sforzi umani di migliorare certi meccanismi, è il Signore che fa le cose e le custodisce. E spesso, quando il Signore vuole aiutare la Sua Chiesa, più che degli ecclesiastici si serve del mondo.
E’ il caso di quanto sta accadendo nella comunità cristiana che abita in Siria, spettacolo di santità dal momento che il martirio è la testimonianza più grande di Gesù, che è difesa dallo scatenarsi di forze diaboliche (come le ha definite il giornalista della Stampa Domenico Quirico) da Putin, che, per suo interesse (Ciro il mio eletto che non mi conosce.. si legge nella Bibbia), è argine contro certi progetti destabilizzanti.
O è il caso della notizia riferita dalla Stampa di oggi, ripresa dalla Reuters, secondo la quale il premier cinese Xi Jinping potrebbe aprire alla religione come argine alla corruttela del regime. Notizia, se vera, imparagonabile, per chi ama Gesù, alla soppressione di tre o quattro Pontifici consigli.
Così, se è con speranza e gratitudine che guardiamo a quanto il Signore opera nella Chiesa, è con altrettanta speranza e gratitudine che osserviamo quanto opera nel mondo. Nella consapevolezza che senza di Lui i cristiani, siano essi poveri fedeli o presuli, non possono far nulla.
Un modo anche per evitare certi toni da palingenesi quando si approcciano certi temi, come ad esempio la riforma in questione.