Il Papa, santo Stefano e il perdono
Tempo di lettura: 2 minutiAll’Angelus del 26 dicembre papa Francesco ha ricordato santo Stefano, il primo dei martiri cristiani. Martire, ha ricordato il Papa, vuol dire testimone. Ed è testimone della fede chi segue Gesù; ovvero chi, come lui, «prega, chi ama, chi dona, ma soprattutto chi perdona, perché il perdono, come dice la parola stessa, è l’espressione più alta del dono
».
Di fronte all’apparente inanità del perdono, Francesco ha poi ricordato invece proprio la storia di Stefano, il quale prima di morire perdonò i suoi assassini, e tra «quelli per i quali egli implorò il perdono c’era un giovane di nome Saulo
» che diverrà l’apostolo delle genti. «Possiamo dire che Paolo nasce dalla grazia di Dio e dal perdono di Stefano
», ha aggiunto in maniera significativa il Papa.
«Anche noi nasciamo dal perdono di Dio – ha affermato il Pontefice -. Non solo nel battesimo, ma ogni volta che siamo perdonati il nostro cuore rinasce, viene rigenerato. Ogni passo in avanti nella vita di fede porta impresso all’inizio il segno della misericordia divina. Perché solo quando siamo amati possiamo amare a nostra volta. Ricordiamolo, ci farà bene: se vogliamo avanzare nella fede, prima di tutto occorre ricevere il perdono di Dio
».
Ma perdonare gli altri, ha ricordato ancora Francesco, è esercizio difficile, se non impossibile. Eppure, ha affermato, «possiamo affrontare con la preghiera il risentimento che proviamo, affidando chi ci ha fatto del male alla misericordia di Dio: “Signore, ti chiedo per lui, ti chiedo per lei”. Poi si scopre che questa lotta interiore per perdonare purifica dal male e che la preghiera e l’amore ci liberano dalle catene interiori del rancore
».