Ambrogio: il perdono, quando Dio si riposa
Tempo di lettura: 2 minuti«Il Signore nostro Dio nostro creò il cielo e non leggo che si sia riposato; creò la terra e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna e le stelle, e non leggo nemmeno allora che si sia riposato; ma leggo che ha creato l’uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere a cui rimettere i peccati». È una nota frase di sant’Ambrogio ripresa da Inos Biffi in un articolo dell’Osservatore romano del 7 aprile dal titolo È bello essere perdonati. Un articolo dedicato alla misericordia di Dio secondo sant’Ambrogio, il quale scrive nel De Iacob: «Non mi glorierò perché sono giusto, ma mi glorierò perché sono redento. Mi glorierò non perché sono vuoto di peccati, ma perché i peccati mi sono rimessi. L’innocenza mi aveva reso arrogante, la colpa mi ha reso umile».
Ambrogio nell’Exameron si sofferma sul tradimento di Pietro, e di come questi, dopo essere stato guardato Gesù, «la colpa asterge con lacrime amare». Continua Ambrogio: «Guarda anche noi, Signore Gesù, affinché anche noi riconosciamo i nostri errori, laviamo con lacrime di pentimento la nostra colpa, meritiamo il perdono dei peccati».
Bella anche questa invocazione del De paenitentia: «Soprattutto concedimi la grazia di condividere con intima comunione il dolore dei peccatori: questa è la virtù più alta. Ogni volta che si tratti del peccato di uno che è caduto, concedimi di provarne compassione, di non rimproverarlo altezzosamente, ma di gemere, di piangere con lui, così che, mentre soffro per un altro, io pianga me stesso, dicendo Tamar è più giusta di me». L’articolo si conclude con un brano della Vita di Ambrogio di Paolino, il quale scrive che il vescovo: «ogni qualvolta uno, per ricevere la penitenza, gli confessava le sue colpe, piangeva in modo tale da indurre anche quello al pianto; gli sembrava infatti di essere caduto insieme con quello che era caduto peccando».